Ringrazio i presenti, Paolo Blendinger per la prossima moderazione, gli scultori:
Gualtiero Mascanzoni, Petra Weiss e Catherina Rovelli. Dedicato a loro
l'appuntamento in omaggio ad
Enrico Della Torre,
dove la dimensione della geometria, nel nostro accordo, è intesa, non solo in modo Euclideo, ma ha voce sia nella fase realizzativa della scultura, che nel tempo dedito all'esperienza, al trasformare realtà tramite il processo in dialogo con la materia stessa.
Scolpire o piuttosto, sottrarre e levigare alabastro e noce di
Gualtiero Mascanzoni
Plasmare e modellare,
raggiungere temperature di fusione per la ceramica,
di Petra Weiss
Sottrarre e levigare marmo, la macchia vecchia d'Arzo o Bardiglio di Carrara di Catherine Rovelli.
Ebbene operazioni che pretendono una particolare adesione al tempo.
Tre scultori attorno all'opera di Enrico Della Torre.
L'invito è giunto per una lettura di affinità;
lì dove finisce ogni geometria inizia una dimensione altra di concezione,
diceva Jean Arp parlando di forma e spirito della dimensione organica,
dove asserita-conseguita, riconosciuta la geometria sottile,
in natura diviene necessità vitale, il suo slancio, il suo respiro.
Pensando alla serata dedicata alla pittura, al collage,
all'incisione, si era toccata la dimensione dell'artigiano,
e chiesti quale differenza con l'artista. Faccenda contorta di un oggi,
che non riconosce più il senso della bellezza come connubio tra estetica ed etica.
Come dimensione di pensiero in ascolto,
credo che dietro un artista ci sia sempre un artigiano
lì nel senso del vivere di una persona che grazie alle mani,
al suo corpo, alla sua necessità di esprimere usa il suo tempo fisico e spirituale
per creare e praticare un linguaggio. Sia segno, traccia, composizione o movimento,
generando un nuovo codice o appropriandosi e riconoscendo strumenti
del passato, attorno ad una propria ricerca, nasce un ponte,
che abbraccia schemi e le rinnova. Per approfondire il senso dell'apparente passaggio,
di quel' inutile illusorio, come continua prova e riprova di interazione,
focalizza valore del tempo interiore.
Sappiamo che accusano di vacuità l'arte,
ma qualcuno mi ha sussurrato che procedendo a dare i nostri sensi alla misura virtuale
fuori noi, e all'intelligenza artificiale, che svolge solo binaria mente,
perderemo i nostri cinque sensi e il senso d'ogni vivere.
Mi sovviene orogenesi dal greco, quando la terra ha concreato in parte i suoi rilievi,
le sue montagne, la sua plasticità. E nel latino "sculptura" dallo scolpire
e rappresentare in modo plastico, solido anche la solida profondità...coglierla? carpirla è appropriarsi un flusso di appartenenza e crea emozione.
Mi viene in aiuto il titolo di un opera letteraria
" Il Tempo grande scultore" di Marguerite Yourcenar.
L'arte scolpisce il tempo lì dove è agita, è sempre accadimento interiore.
grazie L.M.
ora la parola a Paolo Blendinger
Gualtiero, dopo Losanna hai insegnato,
ma anche viaggiato, quanto questo ha confluito nella tua scultura,
sicuramente attenta all'essere umano alle sue corde
ai suoi intoppi spirituali e qui vicinanza ad Enrico?
Petra, la vicinanza generata dall'accostamento ad Enrico e a Giulia
in galleria, scale e sguincio, fa percepire affinità,
una dimensione archetipica dello spirito come tempio,
scala e movimento ascesa. Mettere e togliere,
levigare e purificare, creare forma nuova, quanto ti senti vicina ad Enrico?
Catherine, quelle infiltrazioni nel marmo di Arzo denominato Macchia vecchia,
colme di fragilità, sono vicine alle partiture segniche di Enrico,
l'andamento di un ramo o l'ombra di un animale,
La geometria espressa in queste tue sculture,
superano un raggiungimento tecnico, invenzione e adesione alla scelta
, all'ascolto della pietra "frutto" della terra. Eppur egeo-metrica.
Toccata e Fuga oltre l'eco musicale delle
tre corone circolari sembrano uscire dal mezzo cubo . Echi vicini ad Enrico?
si ringrazia per le fotografie Lorena Branca e Alessandro Margnetti.