LUNED`19 FEBBRAIO AD AREAPANGEART -

UN DIALOGO DINA MORETTI - LOREDANA MÜLLER

PRESENTA - GILBERTO ISELLA -

SUONI IN SALA -  EDITH SALMEN -

ORE 19 A CAMORINO

 

 

TRACCE, SEGNI, ENERGIE - quale territorio?

Dina Moretti e Loredana Müller

 

                                                 TRACCE, SEGNI, ENERGIE ... Loredana Müller

 

 

 

Farsi delle domande è spesso prevedere una risposta: tuttavia, assieme a Dina Moretti ci siamo chieste una forma d'ascolto e attenzione. Soprattutto, interrogate su quanto i tre sostantivi scelti per dare tema alla nostra esposizione siano inseparabili o se invece sia possibile separarli, se possono essere considerati autonomi e dunque, di conseguenza, a quale scopo considerarli distinti.

 

Ci siamo domandate quanto, nella memoria cellulare, come nel nostro camminare, entri l'equilibrio, quanto si apra una dimensione leggibile solo in parte, proprio grazie al gesto e al segno, quanto vi sia nascosto altro, o visibile per analogia in altre cose. Quanto racconto vi sia presente, quali tipi di raccordi, proiezioni, e quanto potrebbe ancora causare ulteriori dimensioni, richiedere approfondimenti. L'inesauribile verità spazio-tempo.

 

Andamenti e ritmi che si equivalgono nella gestazione, nell'azione di un gesto, nella perpetuazione e riduzione dello stesso. Similmente in natura tra crescita e ciclicità, nulla mai si ripete. Nella natura umana, oltre l'azione e la volontà, la ripetizione sembra avvincere, e oggi quella seriale in particolare modo. In arte la variante è ricerca, tempo di ricerca, oppure gioco nel gioco, dove si inserisce o trasforma l'aggressività, cosa bisogna considerare necessità vitale, in quanto essere umani, trasformare le energie in segno è dedicarci ad esso?

 

Elementi semplici e certi, eppure possono travalicare, enunciare trasformazioni complesse, indicare metafore linguistiche. Domande che divengono faccende aperte nel mondo dei segni, oppure mostrarsi troppo chiuse: complicate adesioni al territorio del corpo e della psiche si sottraggono e sembrano ricercare la forma, definitiva. Perché?

 

Tra corpi vegetali, minerali e animali, dove si inserisce lo spirituale, dove inizia il corpo della terra? Dove inizia la traccia, la realtà come dato di fatto, la forma come assunto, perché nell'immagine o immaginario si sospende o precipita, e per essere sogniamo di rimanere vicino al mistero?

 

Taglio di mondo” direbbe Gilberto Isella, a cui darò a momenti la parola: sarà lui a presentare l'esposizione.

 

 

Siamo alla nona, e le sinfonie in nona in musica ricreano intendimenti: Un accordo di nona, o quintiade, è un accordo ottenuto aggiungendo un'ulteriore terza all'accordo di settima”, ecco...ci piacerebbe trovare accordi o accorgimenti simili anche attorno al fare, volendo in parte sovvertire o rigenerare altri ordini, e tocco nuovamente un esempio in musica che forse ci aiuta a comprendere quanto le possibilità siano infinite pur partendo dalla triade: referente, significante, significato...ecco di nuovo in azione l’analogia: se si sospende la lettura da codice diretto, il sostantivo riappare...ci piacerebbe si tramutasse in sostanza.

 

Dina Moretti e la sottoscritta oltre che generare un dialogo in virtù dello stare assieme in uno spazio espositivo, scegliere un tema comune, chiedendosi un particolare atto di lealtà, stanno lavorando attorno alla costruzione che c’è dietro ogni fare, la quale modella forme di interessi e intese. Noi in nona sovvertiamo profonde condivisioni. Si parla di processo, ma in termini anche di congiungimento. Abbiamo dato più importanza all'insieme che alla singola opera, generato passaggi di stati, e stadi di avvicinamento ai temi Ricerca, pertanto, intesa anche come occasione di partecipazione. Alcune delle mie stampe calcografiche presenti in saletta ad esempio, la lastra, nel suo stadio ultimo, chiamata in gergo stadio o stato, in alcuni casi la porto altrove, quando intervengo con pastelli per orientarmi, ri-generando opera unica. Dina Moretti su piccole tavole cerca la sintesi e raggiunge profilati segni incredibili, e sui fogli di tela più grandi va alla ricerca di tracce, quasi perdendosi, nell’insieme crea una doppia presenza di registro e respiro.

 

Una forma espositiva che vuole mostrare le vie del processo e si raccorda all'essenza del fare come continua intesa creaturale, questo abbiamo tentato d'esporre nei termini di quella semplicità, che raccorda profonde complessità e svela rispetto per la materia nell’atto creativo. Tocca periodi della vita, e ne raccoglie le tracce, i segni e i luoghi d'energia, riconosce il territorio come essenza dell'anima, luogo concreto di elementi. Terra acqua aria e fuoco...tessuto d'ogni creatura.

 

 

 

Ricordo che i suoni in sala sono appositamente composti dalla percussionista, Edith Salmen, che ringrazio, e che lunedì 9 aprile avrà un concerto unito ad una lettura interpretata da Lea Ticozzi, autrice anche del testo rappresentato. Vi aspettiamo il 5 marzo, per la conferenza su energia e territorio di Manolo Piazza la prima serata. Quindi il 19 marzo in acquapoetica Massimo Scrignoli imperdibile, moderato da Gilberto Isella a cui ora lascio la parola...E vi ringrazio per esserci. Lore

 

 -I MITI DEL MONDO MODERNO - estratto da MIRCEA ELIADE

Sono ancora vivi nelle comunità rurali dell'Europa - ma anche nella narrazione dei miti nelle società arcaiche' E  lettura, forse più ancora dello spettacolo, provoca una rottura della durata e, contemporaneamente, una <uscita dal tempo>. Sia che si "ammazzi" il tempo con un romanzo poliziesco o che si penetri in un universo temporale estraneo rappresentato da un qualsiasi romanzo, la lettura proietta il moderno fuori dalla sua durata e lo inserisce in altri ritmi, gli fa vivere altre storie.

La lettura costituisce una "via facile", nel senso che rende possibile modificare con poco sforzo l'esperienza temporale: essa, per il moderno , è la distrazione per eccellenza, gli permette l'illusione di una padronanza del tempo in cui possiamo supporre a buon diritto un segreto desiderio di sottrarsi al divenire implacabile che conduce alla morte. La difesa dal Tempo, che ogni comportamento mitologico ci rivela, ma che in effetti è consustanziale alla condizione umana, la ritroviamo camuffata nel moderno, soprattutto nelle sue distrazioni, nei suoi divertimenti.

Proprio in questi si misura la radicale differenza fra le culture moderne e il resto delle civiltà. In ogni società tradizionale un qualsiasi gesto responsabile riproduceva un modello mitico, transumano, e, di conseguenza, si svolgeva in un tempo sacro. Il lavoro, i mestieri, la guerra, l'amore, erano sacramenti.

Il rivivere quanto gli Dei e gli Eroi avevano vissuto in il loro  tempore si traduceva in una sacralizzazione dell'esistenza umana, che cosi completava Ia sacralizzazione del Cosmo e della vita. Quest'esistenza sacralizzata, aperta sul Grande Tempo, poteva essere molte volte faticosa, ma era altrettanto ricca di significato; in ogni caso, non era schiacciata dal Tempo. La vera  caduta nel Tempo comincia con la de-sacralizzazione del lavoro; soltanto nelle società moderne l'uomo si sente prigioniero del proprio mestiere, perché non può più sfuggire al Tempo.

E poiché non può ,"uccidere" il tempo, durante le ore del lavoro - cioè quando gode della sua vera identità sociale,  si sforza di "uscire dal Tempo" nelle ore libere; da qui il numero vertiginoso di distrazioni inventate dalle civiltà moderne. In altri termini, succede esattamente il contrario che nelle società tradizionali, in cui le "distrazioni" quasi non esistono perché l'uscita dal Tempo si ottiene con ogni lavoro responsabile. Proprio per questa ragione, come abbiamo appena visto, per la grande maggioranza degli individui che non partecipano a un'esperienza religiosa autentica il comportamento mitico si lascia decifrare, oltre che nell'attività inconscia della loro psiche (sogni, fantasie, nostalgie, e cosi via), nelle loro distrazioni. In altre parole, la "caduta nel Tempo" coincide con la de-sacralizzazione del lavoro e la meccanizzazione dell'esistenza che ne consegue; essa implica una perdita malamente camuffata della libertà - e la sola evasione possibile su scala collettiva resta la distrazione. Queste poche osservazioni possono bastare. Non si può dire che il mondo moderno abbia completamente abolito il comportamento mitico: ne ha soltanto rovesciato il campo d'azione; il mito non è più dominante nei settori essenziali della vita, è stato "rimosso" sia nelle zone oscure della psiche, sia in attività secondarie o anche irresponsabili della società. Nonostante che il comportamento mitico si prolunghi, camuffato, nella funzione assolta dall'educazione, questa interessa ormai quasi esclusivamente l'età giovanile; anzi, la intenzione  esemplare dell'istruzione sta per scomparire: la pedagogia moderna incoraggia la spontaneità. Al di fuori della vita religiosa autentica, il mito, l'abbiamo visto, nutre soprattutto le distrazioni. Ma non scompare mai: su scala collettiva, si manifesta talvolta con una forza considerevole. sotto la forma del mito politico.