COMPRESENZA - SEGNO - COLORE - LUCE
Il tema dà il titolo all’esposizione che vede in dialogo due pittori e uno scultore. Ricercare tramite l’operare, come avviene, ad esempio nell’incisione, deriva, sia nello scultore Gualtiero Mascanzoni come in Loredana Müller, dall’idea di “matrice” etimologicamente derivata da madre, colei che avvia la materia dell'anima e matrice è anche punto di partenza per quel modificarsi e modificare, cercando nessi. Aggiungendo o asportando segni e intraprendendo le relative riflessioni, si rievocano il buio e la luce. Così il colore nella pittura di Gianni Paris diviene "movimento animato” materia segnata da direzioni e spostamenti; movimento che dichiara il travaglio del mantenere un equilibrio tra la propria interiorità e l'abisso del vivere. Così nelle sculture bianche, in alabastro, Gualtiero Mascanzoni sottrae materia, reinnesta forme antiche nelle nuove. Opere marmoree tangibili nello spazio a tutto tondo. Questi esempi di segni che lasciano traccia vanno oltre il tempo, sono presenze che abitano lo spazio, unitamente ad altre onde creative e forme linguistiche, ed è così per la musica, così per la parola. Quando questa modalità dell’operare è declinata nella poesia, nella composizione, ecco che queste risuonano, ne veniamo attraversati, le portiamo con noi. Divengono misteri e magisteri da ascoltare e praticare. Qui ad areapangeart la materia sigilla un’appartenenza che si unisce allo spirito, ricercando un dialogo armonico nell’attualità disarmonica che viviamo. Cerchiamo sempre, con criterio e coerenza, di salvaguardare quell’espressione dell’essere, stare e fare, che dà senso al tempo e alla nostra umanità.
Questa sera entriamo nella temporalità di brani musicali, poesie recitate,
autori da collocare in tempi storici diversi, e già storicizzati. Toccheremo, inoltre, la dimensione dell'interpretare congiuntamente alla parola SINESTESIA che è la parola chiave per questa ultima serata a chiusura dell'esposizione. Nella dimensione letteraria se ne parla quando due parole pertinenti a due diverse sfere sensoriali si uniscono. Questo genereranno i nostri autori. Un silenzio verde, una nota rossa. Magistralmente Gilberto Isella svolgerà un recital di poesie scelte, che abbracciano 30 poeti; 3 tematiche: Irradiazioni; Suoni della natura e di viventi; Il cosmo e i colori. Ringrazio Gilberto Isella, come ringrazio l'ospite Isabella Teodora Libra, che eseguirà, in registrazioni e video e in ultimo un brano dal vivo, tre momenti di tre compositori straordinari quali: Domenico Scarlatti - Toccata in Re minore; Claude Debussy- Passepied-Suite Bergamassque; Erik Satie Gnosienne N°1.
Isabella Teodora Libra è pianista, si diploma nel 1981 al Conservatorio di Catania Vincenzo Bellini, dove dal 1986 insegna. Svolge attività da solista o in formazioni; vive tra il Ticino e la Sicilia. Libra genera video e momenti concertistici che interpreta e suona a pianoforte e tastiere. Qui presenta, inoltre, pagine-partiture, "sinestetiche" in cui interpreta brani musicali e colori a pastello.
Gilberto Isella, poeta, critico letterario e scrittore, nel 2023 ha coprodotto con Isabella Libra e la produzione ENGI ( di Enrico La Greta ) , LUCIFERITO portato al Teatro Foce a Lugano.
Credo che un poco i fili ora son tracciati; brani e immagini proiettate, intercalate da letture di poesia, immagini liquide, colme di movimento e contrasti. Lore
Suoni, colori e poesia- con Isabella Libra.
25 novembre 2024
Irradiazioni
Quanti poeti indorano l’eredità del tempo!
E molti son sempre stati nutrimento
Della mia grata fantasia – umana
O divina, potrei pensare adesso alla loro poesia:
E spesso, quando a scrivere mi appresso, irrompono
A torme nella mia mente:
Ma non c’è confusione di forme, tumulto
Volgare. È invece un accordo armonioso,
Simile agli innumeri suoni che fan ricca la sera:
Canti d’uccelli, sussurri di foglie,
Voci d’acque e la grande, palpitante
Campana dal suono solenne:
E mille altri ancora, sconosciuti nella distanza.
E una dolce musica fanno, non dissonnza.
John Keats
Filosofia dell’amore
Le fontane si fondono nel fiume,
e i fiumi nell’oceano,
i venti del cielo si fondono per sempre
provando una dolcissima emozione,
niente nel mondo è solo,
tutte le cose, per una mente divina,
s’incontrano e fondono in un solo spirito.
E le montagne baciano l’alto cielo,
e le onde si aggrappano alle onde,
nessun fiore-sorella otterrebbe perdono
se disdegnasse il suo fratello-fiore,
la luce del sole si aggrappa alla terra
e i raggi della luna baciano il mare:
ma che m’importa se son lì tutti a baciarsi
se poi alla fine, me, non mi baci?
Percy Bysshe Shelley
Somiglia la vita a ciò che un tempo era ritenuto di luce,
Troppo ampio in se stesso per la vista umana?
Un assoluto stesso‐ un elemento infondato‐
Tutto quello che vediamo, tutti i colori di tutta
l’ombra
Fatto dallo sconfinare
dell’oscurità?‐
La vera vita non è diretta
dalla coscienza?
E tutti i pensieri, le
pene, le gioie del respiro mortale,
un
abbraccio di guerra di vita e morte in lotta?
*
E che dir poi se tutte le cose della natura animata
Non fossero che arpe vere e e proprie, di diversa foggia,
Il cui brivido si traducesse in pensiero, mentre sovr’esse passasse,
Plastico e immenso, lo stesso soffio intelligibile,
Anima di ciascuno e nel contempo Dio di tutti?
Samuel Taylor Coleridge
Diotima
Vieni e placami questo caos del tempo, come una volta,
Delizia della celeste musa, gli elementi hai conciliato!
Ordina la convulsa lotta coi tranquilli accordi del cielo,
Finché nel petto mortale ciò ch’è diviso si unisca,
Finché l’antica natura dell’uomo, la placida, grande,
Fuor dal fermento del tempo, possente e serena si levi.
Torna nei miseri cuori del popolo, bellezza vivente,
Torna all’ospite mensa, nei templi ritorna!
Ché Diotima vive come i teneri bocci d’inverno,
Ricca del proprio spirito, pure ella cerca il sole.
Ma il sole dello spirito, il mondo felice è perito
E in glaciale notte s’azzuffano gli uragani.
Friedrich Hölderlin
Corrispondenze
E' un tempio la Natura ove viventi
pilastri a volte confuse parole
mandano fuori; la attraversa l'uomo
tra foreste di simboli dagli occhi
familiari. I profumi e i colori
e i suoni si rispondono come echi
lunghi che di lontano si confondono
in unità profonda e tenebrosa,
vasta come la notte ed il chiarore.
Esistono profumi freschi come
carni di bimbo, dolci come gli òboi,
e verdi come praterie; e degli altri
corrotti, ricchi e trionfanti, che hanno
l'espansione propria alle infinite
cose, come l'incenso, l'ambra, il muschio,
il benzoino, e cantano dei sensi
e dell'anima i lunghi rapimenti.
Charles Baudelaire
Come se il mare si dovesse aprire
mostrando un altro mare –
e quello – e un altro – e i tre
non fossero che annuncio –
di epoche di mari –
non raggiunti da rive –
mare che sono rive di se stessi –
l’eternità – è così –
Emily Dickinson
batteva
con dieci ditali di giada
i tasti del disincanto
non le importava che là sotto
risuonassero cimbali
fortepianti e panforti
secerneva armonie
da amori consunti,
sentiva in ogni nota
intenebrarsi gocce d’ansia,
la gincana incerta
dei diecimila semi
venuti giù dalle stelle
Gilberto Isella
Everness
Solo una cosa non c’è. È l’oblio.
Dio, che salva il metallo, salva la scoria
e registra nella sua profetica memoria
le lune che saranno e quelle che son state.
C’è già tutto. Le migliaia di riflessi
che fra i due crepuscoli del giorno
il tuo viso ha lasciato negli specchi
e quelli che vi dovrà lasciare ancora.
E tutto è una parte del diverso
cristallo di quella memoria, l’universo;
non hanno fine i suoi vasti corridoi
e le porte si chiudono al tuo passo;
solo dall’altra parte del tramonto
vedrai gli archetipi e gli splendori.
Jorge Luìs Borges
Dicembre
Come resta la luce nel suo cavo
alveo di millenni scura e
a noi ride nel dicembre il vano
sciame di una leggenda prigioniera,
così trovo nel chiuso la sua
scia oltre la scorta della voce
smeriglio di specchio di un evento:
forse nell’ordine l’avvento
sarà il miraggio di una spoglia
muto quieto ardore di macerie
senz’altro appartenersi che il saluto.
Vincenzo Guarracino
Suoni della natura e di viventi
Il passero solitario
D’in su la vetta della torre antica.
Passero solitario, alla campagna
Cantanto vai finché non more il giorno;
Ed erra l’armonia per questa valle.
Primavera dintorno
Brilla nell’aria, e per li campi esulta,
Sì ch’a mirarla intenerisce il core.
Odi greggi belar, muggire armenti;
Gli altri augelli contenti, a gara insieme
Per lo libero ciel fan mille giri,
Pur festeggiando il lor tempo migliore:
Tu pensoso in disparte il tutto miri;
Non compagni, non voli,
Non ti cal d’allegria, schivi gli spassi;
Canti, e così trapassi
Dell’anno e di tua vita il più bel fiore.
Giacomo Leopardi
La pioggia nel pineto
Odi? La pioggia cade
su la solitaria
verdura
con un crepitìo che dura
e varia nell’aria
secondo le fronde
più rade, men rade.
Ascolta. Risponde
al pianto il canto
delle cicale
che il pianto australe
non impaura,
né il ciel cinerino.
E il pino
ha un suono, e il mirto
altro suono, e il ginepro
altro ancóra, stromenti
diversi
sotto innumerevoli dita.
E immersi
noi siam nello spirto
silvestre,
d’arborea vita viventi.
Gabriele D’Annunzio
Bianchi rumorii, associati,
radiali
passaggi
sopra la tavola
con il messaggio-nella-bottiglia.
(Lei si ascolta, porge
ascolto a un mare, lo beve
per giunta, e disvela
le mal praticabili
bocche.)
Quell’Unico Mistero
taglia la parola in bocca per sempre.
(Chi se ne discorda, rotola
Sotto l’albero senza foglia.)
Tutte le
occlusioni delle ombre
in tutte le
articolazioni delle ombre,
udibili-nonudibili,
che ora si annunciano.
Paul Celan
Le Cafard
Le vele le vele le vele
Che schioccano, frustano il vento
Gonfiate di vane sequele
Le vele le vele le vele…
E tesson e tesson lamento
Con l’onda che sorda dismorza
La sua volubile forza
Ne l’ultimo schianto crudele!
Le vele le vele le vele…
Dino Campana
E allora grida [lo sparviero]. Dall’uncino
del becco, come fosse lo strillo delle Erinni,
erompe e vola via da sé,
meccanico, insopportabile un suono:
il suono d’un acciaio che trapassa alluminio;
meccanico, perché
non destinato a nessun orecchio:
non dell’uomo, non dello scoiattolo che salta
dalla betulla, né della volpe che latra,
né dei piccoli topi dei campi:
pagare con tante lacrime nessuno
può. Solamente i cani
alzano i musi.
Iosif Brodskij
Note che sorgono abissali dalle frange
delle passioni rimpicciolite al punto
di sembrare veraci. E poi con un coltello
le sdoppio e le decanto, credendomi
fiera al mercato. E poi con l’altro
lato del coltello ne sfiisco i bordi
temendo che nascesse una nuova melodia
a irremediabilmente compromettere il
mio sonno.
E non ne nasce alcuna nuova confusione
ma un alternarsi di esaltazioni che
dipingono la mano che si profumò d’estate
credendosi di nuovo fiera al mercato.
Io non ricordo quale nota svegliò in
me quel lamento di sentire in sé più
voci, le miserande, mentre cantando
con l’ABC scorsi piovere minestre dai
tuoi occhi.
La musica comunque fa la sua parte
e nell’intendimento di essa risiede
la mia passione che contorcendosi si
dipinse egualmente spaventata dal lutto
dei suoi grandi occhi e della canzone.
Amelia Rosselli
Flauto distolto,
dormiente in prati
e boscaglie. Quando
il pastore dei suoni
si ferma, impara
al fremito d’universo
essersi aggiunto.
Ascoltando suoni
non suoi, di nessuna
intenzione, non sia
geloso, e ambisca
non agir tracce.
Nel maggior grembo,
in profusione di pace,
inventi
la taciturna nota
d’un sorriso.
Nanni Cagnone
Il cosmo e i colori
Il colore è la tastiera, gli occhi sono il martelletto, l’anima è un pianoforte con molte corde. L’artista è la mano che suona, toccando un tasto o l’altro, per provocare vibrazioni nell’anima. […] Presta le tue orecchie alla musica, apri i tuoi occhi alla pittura, e… smetti di pensare!
Vassily Kandinski
Rivedo il tuo paese
di sassi rossi – le sere
così acute negli occhi
tra i pini e le specchiere
celesti.
Rivedo
i tuoi netti confini
d’iridata fanciulla
-il fuoco sulla bocca
d’una chiusa
rincorsa.
Rivedo la tua rocca
distrutta - i tuoi primi
passi, dove la strada
dissentita trabocca.
Giorgio Caproni
Nuvola primaverile
Quella nuvola bianca
a volo chiuso sopra la collina
sotto un azzurro mare
disteso a padiglione sulla terra
con appena una piega di fresco,
ha radici di neve nel mio cuore:
e vi pulsano fulmini fioriti.
Corrado Govoni
Non conosco l’azzurro
Non conosco l’azzurro
tuo preferito
che hai visto solo in Egitto
e il nostro esiguo cielo
di rado ti rammenta
e nemmeno, fra tanti, il tuo giallo:
non forsizia o mimosa, ma se mai
ginestra, con quel verde
tenace nel pietrisco, corniolo se mai,
quelle ombrelle graziose, o la nuova
farfalla che a un tratto ritorna
gialleggiando con altra
dove lucertole vagano liete
fra i nostri resti mortali
Giorgio Orelli
Golfi interi – di rosso, e di rosso – flotte –
ed equipaggi – di solido sangue –
si sono dispiegati a ovest – questa sera –
come fosse perfetto scenario –
e loro – designate creature
in schiere - autorizzate –
ad agire – in fretta – come un teatro –
che s’inchina – e scompare –
Emily Dickinson
A nera, E bianca, I rossa, U verde, O blu: vocali,
Io dirò un giorno le vostre nascite segrete:
A, nero corsetto villoso di mosche lucenti
Che ronzano intorno a fetori crudeli,
Golfi d’ombra; E, candori di vapori e tende,
Lance di fieri ghiacciai, bianchi re, brividi d’umbelle;
I, porpore, sangue sputato, riso di belle labbra
Nella collera o nelle ebbrezze penitenti;
U, cicli, vibrazioni divine di mari verdi,
Pace dei pascoli seminati di animali, pace delle rughe
Che l’alchimia scava nelle ampie fronti studiose.
O, Tuba suprema piena di stridori strani.
Silenzi attraversati dai Mondi e dagli Angeli:
O l’Omega, raggio violetto dei suoi Occhi!
Arthur Rimbaud
Voglio che l'acqua
resti senza fondo.
Voglio che il vento resti senza valli.
Voglio che la notte resti senza occhi
e il mio cuore senza il fiore
d'oro.
Che i buoi parlino con le grandi foglie
e il lombrico muoia d'ombra.
Che brillino i denti dei teschi
e i gialli coprano la seta,
Posso vedere la pena della notte ferita
quando lotta col mezzogiorno.
Sopporto un occaso di verde veleno
e gli archi rotti dove soffre il tempo.
Ma non accendere il tuo nudo bianco
come un nero cactus aperto fra i
giunchi.
Lasciami nell'ansia d'oscuri pianeti
ma non mostrarmi la tua fresca cintura.
Federico Garcia Lorca
Altri anticicloni, inverni
Colori che vanno investigando se stessi
colori suasivi come sogni, sognati come
paradigmi dispersi
in affabulate presenze
in appena indiziali
movenze di un’universa
disequivalenza-colori
nell’impromptu-colori
E si danno ad acquiescere
a levitazioni vitalbe
affiliando affiliando
Sovrappiù beato
d’ogni non potere
e abbandono laggiù
dove maggiore è il prato
PRÊ-MAOR e sagrato il silenzio
e ricetto riguardo per l’immacolato
comporsi di cespi e ramoscelli in dolore
fino al solstiziale
dirupo
Andrea Zanzotto
E da qualche parte la libellula blu
dorme nel canneto
a cui è tornata quando ha lasciato il mio polso,
i piccoli polmoni
inspirano, espirano, gli occhi
fissi a est, dove la luna d’estate
sorge,
sfiorando sul lago scuro,
per tutti noi, il fiore bianco
dei sogni.
Mary Oliver
erba gialla lungo le spalle. Ci addentriamo
nella montagna azzurra, l’uva
mi tiene per mano
la mamma ha il terriccio nei capelli e
in lontananza
grida il mio nome
Jon Fosse
La luna e il cipresso
Fu lunga la mia caduta. Le nuvole fioriscono
Azzurre e mistiche sulla faccia delle stelle.
Dentro la chiesa, saranno tutti azzurri i santi
Che sfiorano coi tiepidi piedi i freddi banchi,
Le mani e le facce rigide di santità.
Niente di ciò vede la luna, è vuota e desolata.
E il messaggio del cipresso è nerezza – nerezza e silenzio.
Sylvia Plath
Finché non si è dipinto un grigio, non si è pittori.
Paul Cézanne
dall’impenetrabile blu
sovrumano
cerchiamo riscatto
disbrigando cerchi smunti
intorno all’ombelico
dove una gòrgone
incalza
microscopici globi di torba
miliardi di neuroni
che giù
nel paleocosmo ragnesco
intaseranno
di zampettante grigio
parole
malate di letargo
Gilberto Isella