22 febbraio Minimateca per Gianni Paris, il foglio n°3 per Topik a cura di Maria Will

unito  alla piccola edizione del Cd VARIAZIONI PARIS  con musiche originali di Luciano Zampar 

IL GRANDE LIBRO DIPINTO DI PARIS RILEGATO DA WEISS

                  CON UN TESTO INTRODUTTIVO DI ISABELLA MARIA SOLLAZZO

FOTO DI LINDA FONTANELLI DELLA SERATA IN SALETTA DEL 15 FEBBRAIO 2016

Buona sera a tutti, siamo alla penultima serata dedica al pittore di Melano. GIANNI PARIS

Pagine dipinte il titolo-tema dell’esposizione, dedicata Alla sua pittura e alla sua persona,

curata da Maria Will, e con i suoni in sala di Luciano Zampar , che stiamo sentendo.

Ed è il sentir-sentiero tra pagina e pennello, colore e composizione, mistero e tempo…quello che andiamo perpetuando anche questa sera. La serata prevede, lo sfogliar pagine proiettandole sul grande schermo, nella saletta incontri sottostante,fogli dipinti parzialmente , ed ad olio, del grande libro protagonista , che nella sua apertura è oltre il metro.

Si leggerà inizialmente il testo di Isabella Maria Solazzo tradotto in Italiano

perché andiamo a presentare in seno alla mostra delle pagine,e delle parole che le precedono scritte a mano e in tedesco, e se qualcuno vorrà e gli sarà necessario il testo verrà letto anche in tedesco.

Da Josef Weiss, che complice di Gianni ha poi unito e cucito e rilegato come testo antico, il tutto,

questo insieme diari-stico colmo di una coerenza estrema…sulla pittura…ed emblema del valore di un libro. UNIRE

La serata avrà due momenti una dedicato alle parole dell’amica di Gianni Paris scritte

25 anni fa, e sarà preludio alle immagini, che però andremmo a giustapporre alle parole, cercando un ritmo allo scritto semplice che come un sottotitolo costante della pittura senza titolo, genera tramite pensieri, una ricerca d’unione tra stato d’animo, traccia , dimensione pittorica, e colore

per avvicinare al mistero, come luogo d’appartenenza all'uomo, ai sensi e ai sentimenti che stazionano in ognuno di noi, e dimorano come appunto pagine …e come tessuti d’anima…

Il secondo momento prevede la stessa visione ma con l’ascolto musicale sempre in saletta

di una sonata N° 9 citata da Isabella Maria Sollazzo,

E andiamo attorno alla fine dell ‘ 800 ( 1770-1827) per cogliere e sospenderci di nuovo…

a sentire un brano per Violino di Ludwig Van Beethoven VIOLIN SONATA NO.9 A MAJOR OP. 47 Kreutzer  Adagio sostenuto-presto/ andante con variazioni/ finale presto…

e ci ritroveremo nel tempo e avremo da porre domande al maestro artigiano

Josef Weis…è lui che ha unito a reso possibile questo piccolo infinito…

Ricordo pensando a VARIAZIONE, che il prossimo lunedì 22 febbraio,

sempre alle ore 19 per l’ultimo incontro e serata in omaggio a Paris,

si presenterà MINIMATECA per Gianni Paris , il foglio N° 3 DI TOPIK, a cura di Maria Will

CON UN SUO TESTO DEDICATO AL PITTORE DI MELANO, e una preziosa traccia dell’esposizione

qui ad areapangeart di Camorino unita ad una piccola cartelletta che unirà il documento

al CD VARIAZIONI PER PARIS con musiche originali e composte per questa occasione da LUCIANO ZAMPAR. Le due persone che Assieme a Gianni e a Gabriele, debbo davvero ringraziare, per il tanto contributo e aiuto e sostegno tutto.

 

 

Come consueto a fine serata siete tutti invitati per un aperitivo e un bicchiere semplice di vino in casa. 

1 febbraio  EDIDERMINIS  Giancarlo Nicolai , 

   pietre e strutture sul tocco

fotogafie di Linda Fontanelli assistente 

Un caro saluto a tutti i presenti si conclude la Trilogia musicale per Paris ad AREAPANGEART

il tris di concerti in omaggio al pittore di Melano Gianni Paris, Oggi ha come terzo momento-COMMENTO SONORO…

 

un tempo minimale  solistico di GIANCARLO NICOLAI.   EDIDERMINIS 2013-2015

 

PER PIETRE SCELTE E LAUDES-MICROORGANICO E STRUTTURE SUL TOCCO

la prima esecuzione di una ricerca che accompagna da anni il noto musicista,  conosciuto per il suono della sua chitarra unito all'improvvisazione. Nasce per l'occasione un CD registrato con involto areapangeart.

 

la saletta incontri predisposta per un momento acustico di rara intensità e delicatezza.

 

COSÌ DICE  ATTORNO AI SUOI SUONI IL MUSICISTA Che davvero oltre ha dialogare lì nel minuto, nell'attento porsi e muovere suoni- colore e QUELLE  piccole zone e ZONE-tocco-segni quindi tracce sonore

che MISTERIOSAMENTE SI UNISCONO  AL MUOVERE  PITTORICO DI  Gianni Paris si uniscono e incontrano li nel minuzioso indicibile flato d'ogni creaturalità.

  EDIDERMINIS testo di Giancarlo Nicolai

             È una riscoperta, è un momento di conoscenza e di riconoscimento.

          Un risveglio al passato, che rinasce nell’adesso

             È anche una trasformazione sonora

Erano grandi montagne, il tempo, il tocco della natura le hanno

trasformate in rocce, pietre, sassolini e sabbia.

Su questo percorso hanno già cantato e suonato.

Nel tocco si spolvera, il canto ricostruisce sonorità e le polveri, suono della terra.

EDIDERMINIS  la vita invisibile che è in noi.

È il nome microbo sonante. È una scoperta nel mio mondo musicale sonoro.

Rinasce, memoria della natura, come l’acqua ha memoria così la pietra.

Come dice il nome viene da costruire  edile, “edel” in tedesco costruire nobile

e “minis”  per miniatura. Costruisce una musica nobile e in miniatura,

una miniatura nobile. Accarezzando la pietra si spolvera e si lucida,

La memoria del canto dei mulini, il canto del vento, il gioco dell’acqua,

la pioggia, i temporali, il calore del sole, si coglie e sente tramite il toccar  PIETRA.

La prima registrazione è stata fatta nel mondo sonoro Nicolai

il 20 giugno 2015 ad Artore (BellinzonaTI) -Registrata da Benoit Piccard

 

realizzazione cartacea Loredana Müller-areapangeart

                                                      25 gennaio 

ELIAS NARDI LIUTO ARABO . CLAUDIO FARINONE CHITARRA FLAMENCA E BARITONA

 

in sala espositiva un concerto in duo di rara intensità . Fotografie di Franca Verda

 

18 gennaio Luciano Zampar  SUITE PARIS  percussioni solo

                                                         Fotografie della serata di Cesare De Vita.

Ringrazio tutti i presenti, in particolar modo dato l’anno nuovo, Gianni Paris a cui è dedicata la serata del percussionista  Luciano Zampar .

Luciano ha lavorato con suoni pensati ed elaborati inizialmente per le opere di Paris per “ PITTURA IN PAGINA” tele e carte qui esposte e per le cinque carte visibili nella saletta sottostante. Elaborando prima i suoni per l’apertura e ora ritessuti e uniti, generando una partitura con improvvisazioni, per farli divenire  il concerto che andiamo a sentire, per percussione e vibrafono con attimi amplificati, carta e tamburello.

Concerto che sarà poi disponibile per il 22 febbraio in CD unendosi a Minimateca il foglio numero tre di Topik a cura di Maria Will che saluto e ringrazio ancora per la significativa collaborazione.

La serata prevede un secondo momento e  cambia tema, ma non gli autori,

dove con solo percussione acustica  Luciano dialoga con un librino di Gianni Paris, dove segni quasi zen vanno a generare ritmi e confluenze con quella grafia sua non leggibile.

Qui le arie e i ritmi di Luciano si fanno severi e forti, delicati e vicini ad una timbrica orientale e direi quasi giapponese.

Il cerchio non si chiude si riapre all'infinito, perché ogni linguaggio nell'arte sostiene linguaggio, certo cercando di unire criteri e temi, o almeno pre-occuparsene.

Ringrazio tutti per l’attenzione prestata,

Prendo l’occasione per sottolineare la trilogia per Paris tutta musicale che ci vede per altri due lunedì, ad ospitare concerti: un duetto PER CORDE  con Elias Nardi al liuto arabo e Claudio Farinone chitarra , il prossimo lunedì 25 gennaio sempre alle 19…e per il 1 febbraio per una prima qui Giancarlo Nicolai con un suo brano particolarissimo EDIDERMINIS  per pietre e tocco…ecco che un cerchio entra nell'altro e ci si ricollega non solo a Paris ma anche alla mostra del dialogo precedente con Anne-France e Loredana. È possibile già riservare il posto, e per chi ha piacere ed'ora è previsto un aperitivo e un bicchiere di vino qui vicino, in casa.

 

Concludo, sottolineando che con il nuovo anno è possibile sostenerci anche con una tessera ringrazio i tesserati già presenti, e che comunque sia, un offerta libera per i musicisti è sempre gradita. Grazie da parte di Gabriele e della sottoscritta. LM:

                                                   

 

 

                                                        SERATE PASSATE 

Fotografie di Linda Fontanelli della serata attorno agli Haiku

a r e a p a n g e a r t  .  incontri d’arte  .  camorino . lunedì 14 dicembre . alle 19

                                    serata dedicata agli Haiku di Basho Matsuo* .

pagine dipinte da Gianni Paris e unite da Josef Weiss .

 

suoni al pianoforte di  Naoko Hirose Llosas*, originaria di Kyoto.

 

Lunedì 14 dicembre , nella saletta incontri del piccolo centro di Camorino, si presenta un grande libro. Accuratamente unito dalle mani di Josef Weiss editore di Mendrisio,  che ne è il rilegatore e lo “scrivano”, avendo trascritto a mano ben 110 haiku in tedesco e calligraficamente.  Attorno alle tavole dipinte di Gianni Paris , pittura in pagina che foglio su  foglio scandisce questo tempo accarezzato e interpretato in questo caso dalle parole degli haiku, che  come aliti di terra e risorse umide tra aria e acqua, vivono ogni creatura, risvegliano l’ascolto come senso del vivere anche umano.

 

La serata si svolgerà attorno alla lettura di haiku, di cui 5 verranno letti in giapponese e dialogheranno con altrettanti momenti pianistici brevi della clavicenbalista Naoko Hirose Llosas*

Tra presentazione e motivazioni della nascita del libro unico e rilegato come una bibbia antica, verranno proiettate alcune delle tavole di Paris e letti gli haiku nella lingua tedesca e italiana.

 

La serata dialoga con l’esposizione PITTURA IN PAGINA di GIANNI PARIS,

abbraccia la sua poetica minimale e solve trame e contenuti.

L’esposizione che verrà visitata prima e dopo la serata è accompagnata dai suoni di Luciano Zampar e rimarrà visibile su appuntamento fino lunedì 29 febbraio 2016.

 

*Bashō Matsuo è stato un poeta giapponese del periodo Edo, probabilmente il massimo maestro giapponese della poesia haiku. Nasce a 1644, Ueno e muore il 694 a Osaka in Giappone Alcuni suoi testi : Il romitaggio della dimora illusoria, Piccolo manoscritto nella bisacciaElogio della quiete

Una piccola introduzione con parole di Andrea Zanzotto : …Grandi sono dunque gli abissi di non sperimentabile, di inesplorabile che particolarmente lo haiku, per la sua fulmineità, apre davanti a noi occidentali, ma invitandoci irresistibilmente a confrontarci con essi. Gli haiku infatti saettano come smussate freccioline che ci vengono da un mondo simile a quello di Alice, ma dotato di una sottile e intricata coerenza che non è soltanto il rovescio dello specchio delle nostre coerenze. Sono spiragli da cui filtra qualcosa di accecante e insieme di carezzevole, sono cuspide elastiche di qualcosa che deve restare sommerso…per capirle ripieghiamo su un principio di essenzialità…Ed è Bashò, l’iniziatore più autorevole, abbia voluto radicare lo haiku in un idea semplice e positiva della natura, che in esso si libera secondo l’alito peculiare di ogni singola stagione, con i suoi brusii, colori, sensazioni tattili o auditive, animaletti araldici, fruttificazioni, cristallinità, umidori. Ma nella natura c’è anche una mutezza insondabile. E se il fatto che la parola ricada subito nel silenzio giova alla parola, l’apprezzamento delizioso e un po’ smarrito di un silenzio fondamentale, anche interno alla molecola del haiku, è reso possibile dalla rapidità della dispersione della parola

*L’organista e clavicembalista , Naoko Hirose Llosas, è originaria di Kyoto. Ha studiato organo all’Università di Hiroshina e con André Luy al conservatorio di Losanna, ottenendo “premier prix de virtuosité” Per clavicembalo, ha studiato con Cristina Sartoretti a Losanna , e in seguito si è perfezionata con Christiane Jaccottet a ginevra.

Ha partecipato a diversi corsi d’organo ( Michael Radurescu, Daniel Roth ect.) e di basso contnuo ( Jesper Crstensen, Roberto gini ect ) Ha collaborato come accompagnatrice presso i conservatori di Ginevra, Losanna e Berna. Ha tenuto numerosi concerti come solista, con grandi gruppi di musica da camera e  con cori.

 

www.areapangeart.jimdo.com  ai casgnò 11 / 6528 Camorino tel 091.857.39.79-076.33.80.967

INTRODUZIONE ALLA SERATA DEGLI HAIKU E SVOLGIMENTO di L.Müller

 

Un caro saluto a tutti coloro che sono giunti, è per noi l’ultimo appuntamento di quest’anno, questi nostri lunedì che vorrebbero riconsegnare in qualche modo ruolo alla luna, riaprire la settimana con l’incontrarsi attorno a temi che ci stanno a cuore, e come stanno,  appartengono all’uni-verso…come Verso.

PITTURA IN PAGINA  è il tema-titolo dell’esposizione al primo piano del pittore di Melano Gianni Paris.

Per chi era presente all’apertura del primo omaggio per areapangeart, e l’omaggiato è Paris , per riconoscenza e stima attorno ad un lavoro che come ci ha ricordato Maria Will, critico d’arte che ha  presentato l’esposizione e certo aiutato a curarla nei suoi dettagli tutti…ebbene la sua pittura porterebbe “illusione come atto filosofico ed esistenziale , come interrogativo alla vita “… oserei dire come lealtà,  come pensiero che si sospende e intraprende apertura tra domanda , tempo e mondo.

Ed è così che intraprendo a mia volta…l’introduzione a questa serata, colma di “paradossi” eppure di intensità.

Cerco di essere più chiara. Come abbiamo scritto sull’invito si tratta di una presentazione per “Bibliofili”

Si parlerà e sfoglierà un grande libro, nato per amicizia e sfida tra Gianni Paris, e Josef Weiss.

Questo libro che ha la bellezza di 110 pagine-finestre dipinte ad olio su ogni singolo foglio di  carta, ha come senso e scelta la volontà di trasportare , e in questo caso avviene in lingua tedesca,  ben altrettanti Haiku.

Josef Weiss le ha trascritti calligraficamente, a punta di pennino.

Ci diranno loro come l’intarsio si è generato, ebbene Paris ha mosso materia e pennello, con quella sua incredibile misura e minuto taglio di un visibile, che potrebbe ricondurci alla dimensione particolare d’ogni dipingere…di quell’illusione accennata poco fa e di quella assoluta altra presenza, che è traccia, segno, visione sospesa.

La sorpresa, perla che ha in grembo la nostra serata è l’organista, clavicembalista Naoko Hirose Llosas, che dialogherà con 5 haiku e suonerà per noi  una suite breve pianistica, che abbraccia suoni tradizionali trascritta da arpa e contemporanei per sottolinearci appunto l’intensità e brevità che unisce suono e contenuto aperto eppure concretato in un haiku.

Naoko è di Kyoto, e per mantenere filo rosso con la serata precedente, presenzierà in Kimono, e leggerà i 5 haiku in giapponese. La settimana scorsa abbiamo proiettato “Vita Umile” di Aleksandr Sokurov che raccorda e racconta una certa Russia e quel Giappone, antico di Umeno che cuciva appunto Kimono…inquadrature e temi vicini all’inverosimile al nostro Paris…

La serata si svolgerà appunto accettando l’impossibilità di spiegare un Haiku, e ritornano i senza titolo di Paris, toccherà la brevità come appello al silenzio. ..o all’ascolto come azione che ci unisce creaturalmente.

Ora prima di dare voce al primo Haiku e relativo momento di suono di Noako…

Qualche frase estratta da autori che hanno considerato il mondo…o l’impero, dello haiku, poema e assenza:

inizierò con Roland Barthes…con L’impero dei segni…per toccare Andrea Zanzotto, che ha scritto una prefazione riguardevole a mio avviso…attorno a 100 Haiku a cura di Irene Iarocci per Guanda editore….per giungere  allo stesso autore che andiamo a leggere e tradurre in italiano e tedesco…l’indiscutibile iniziatore del “genere” Matsuo Basho.

Poi ci saranno delle domande all’autore editore e al pittore pittore…

E tutto questo intercalando momento pianistico e lettura giapponese a momenti di lettura italiana –tedesca quasi di una doppia decade di Haiku.

Perdonatemi la lunghezza…

Primo appunto di Roland Barthes:

…quanti lettori occidentali non hanno mai sognato di passeggiare per la vita,

taccuino alla mano, annotando qua e là delle “impressioni”, la cui brevità garantirebbe la perfezione, la cui semplicità attesterebbe la profondità…

In virtù di una doppia mitologia, l’una classica che fa della concisione una prova d’arte, l’altra, romantica, che attribuisce una valore di verità  all’improvvisazione?

 

Lo Haiku , le cui espressioni sono sempre semplici, colloquiali, in una parola accessibili ( come si dice in linguistica…sta nell’insieme dei sensi…

Dal momento che si tratta di un poema lo si cataloga in quella parte dei codici generali che si chiama

 “ l’emozione poetica”…

La poesia, abitualmente, è per noi il significante di ciò che è confuso, dell’ineffabile, del sensibile…rappresenta insomma la classe delle cose inclassificabili

Si parla di emozione concentrata, di annotazione sincera di un istante d’eccezione…e soprattutto di silenzio…

Naoko

Ho misurato i brani;
Primo: 4 minuti

 

 È primavera!_

Sottili veli di nebbia

Celano anche la montagna senza nome

 

 

 

Caro Josef, vuoi leggere il primo Haiku trascritto da te calligraficamente e in tedesco……

Lo traduco…e ringrazio Natascha Fioretti e Mirta Wyler per l’aiuto…

 

Nulla oltre il silenzio

Nella profondità delle rocce è sotterrato

L’urlo delle cicale

 

E ora una domanda…come nasce la vostra particolare sfida…tua e di Paris…nell’intraprendere questo particolare “lavoro”?

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Secondo momento per Noako------------------------------------------------------------------------------
2: 2'30 o un po'piu

 

Nello, specchio antico D’acque morte

S’immerge Una rana

Risveglio d’acqua                                      Il vecchio acquitrino

                                                                Una rana vi salta d’entro

                                                                Oh! Il rumore dell’acqua

 

 

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Caro Josef…leggiamo scandendoli 5 haiku…2-6-5-7-8.

 

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Terzo momento Noako

3: 4'

Nel cadere al suolo,

stilla dalla corolla

l’umore di un fior di camelia

 

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… Caro Josef…leggiamo scandendoli 5 haiku…9-13-9-12

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Quarto momento Noako

4: 3'

Dilegua

L’eco della campana del tempio;

persiste

la fragranza delicata dei fiori.

Ed è sera

 

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“Gli haikai sono fastidiosi, come erbe sul sentiero della vita" ci confida Bashó.

Ma non v'è dubbio che nessuno si appassionò con altrettanto fervore a simili "erbe sul sentiero".

"Quando compongo non v'è spazio, neppure per un capello, tra me e il tavolino, e i pensieri fluiscono rapidi, non ho più dubbi. Ma quando mi allontano dal tavolino, non sono altro che carte"

 

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Quinto momento di Noako
5: 3'

 

 

Fiori di prugno

Improvviso, si leva il sole

Un sentiero montano-

Sull’aria profumata

 

 

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Concludiamo la serata, e se volete fare delle domande…agli autori…

Non assicuriamo risposta.

 

E concludo con un haiku alla luna…

 

Sono già le quattro…

Mi sono alzato nove volte

Per ammirare la luna.

 

 

http://www.zenfirenze.it/approfondimenti/haiku-paolo-pagli-app16.asp

Areapangeart . incontri d’arte a Camorino   .   saletta cinema   .    a cura di Gabriele Donadini

 

                     Una Vita Umile regia di Aleksandr Sokurov Documentario 1997 Russia/Giappone 75`

 

Testo tratto da  “I corpi del potere il cinema di Aleksandr Sokurov” a cura di Mario Pezzella e Antonio Tricomi

 

Un legame d’immagini di Sylvie Rollet

 

Dato che in Sokurov l’uomo è a immagine dell’Uomo, anche il mondo somiglia alle sue immagini. Così, in una vita umile, il vano della porta delimita un’immagine del giardino, che ricorda esplicitamente una stampa di Hokusai. L’inquadratura filmica imita la pittura perché lo sguardo del regista e del pittore si sono rivolti al mondo nello stesso modo. Se il mondo può apparire come opera d’arte, è perché esso esiste solo grazie allo sguardo dell’uomo. …

In effetti l’immagine in Sokurov e sempre mostrata nella sua inadeguatezza, nella sua precarietà, nella sua incertezza.

Talvolta l’inquadratura si dilata, ci impegna in una durata infinita, in attesa che sorga un infimo gesto -quello , per esempio, di una donna che si pettina -in una vita umile.

 

 1. recensione di Massimiliano Scordamaglia

 

Do­cu­men­ta­rio, nar­ra­zio­ne, poe­sia della vita di una donna an­ti­ca nel Giap­po­ne, nel mondo mo­der­no.

Sto­ria di una gior­na­ta come tante altre ep­pu­re così di­ver­sa da tutte le altre.

Umeno Ma­tsuyu­shi è una donna sola, an­zia­na e vive di sta­gio­ni, del suo la­vo­ro, del poco cibo di cui ha bi­so­gno.

Nella sua casa è in­ver­no, in­ver­no come nella neve che scen­de lenta ma le porte sono aper­te perché’ que­sta è la na­tu­ra, que­sto è il ciclo della vita, que­sto è ciò che deve es­se­re.

Si scal­da le mani tre­man­ti su un bra­cie­re e ri­pren­de a la­vo­ra­re con si­len­zio e de­di­zio­ne.

Nes­su­no le darà nien­te per nien­te, nem­me­no la fi­glia lon­ta­na e per­du­ta nel suo esi­ste­re quo­ti­dia­no.

In­vec­chia­re in fondo è come di­ve­ni­re un ber­sa­glio sem­pre più gran­de che prima o poi non potrà più evi­ta­re le frec­ce scoc­ca­te dalla morte ma ad Umeno non im­por­ta perché’ lei è den­tro in tutto que­sto, è in sin­to­nia con l’in­te­ro crea­to e quan­do ar­ri­va sera, da­van­ti al pasto fru­ga­le, in si­len­zio man­gia e in­fi­ne prega e rin­gra­zia per il cibo, per il gior­no in più che le è stato con­ces­so e prega perché’ la pre­ghie­ra la rende con­sa­pe­vo­le di ap­par­te­ne­re al­l’in­te­ro Crea­to.

È ora di sa­lu­ta­re i suoi ospi­ti ma prima offre loro un suo poema, la voce del­l’in­ver­no, il si­len­zio della so­li­tu­di­ne, il do­lo­re per il ma­ri­to scom­par­so, per la fi­glia che le im­pe­di­sce di es­se­re madre, per la tri­stez­za unica amica a farle com­pa­gnia e nella poe­sia si me­sco­la­no i si­len­zi, il vento, i ru­mo­ri della na­tu­ra perché’ Umeno è il si­len­zio, Umeno è il vento e la na­tu­ra, Umeno è ciò che esi­ste e Umeno è ov­via­men­te Umano.

La bel­lez­za è ovun­que ma serve una gran­de poeta come So­ku­rov per ri­co­no­scer­la, serve un mae­stro come So­ku­rov per mo­strar­ce­la con la dol­cez­za im­pres­sio­ni­sta Ukiyo-e del pe­rio­do Edo.

 

2. recensione di EightAndHalf

C'è umiltà nella sua superficiale indifferenza. Gli iperrealistici tableaux vivants a cui Sokurov da tanto ci ha abituato realizzano istantanee di una solitudine, creando una continua tensione verso la decodifica di una realtà isolata, idillica, in cui l'uomo reagisce come può alla sofferenza e al passato di morte, evocata dai kimono che l'anziana donna giapponese cuce dalla mattina alla sera come unico vero passatempo. Una vita mortuaria, all'insegna del lutto e della perdita. Il ricordo si trasfigura in ellissi pulsanti e tempi morti che resuscitano grazie alla poesia dell'immagine. Ancora Sokurov propone un ibrido di arti, dalla musica classica alla pittura, dalla poesia al cinema, per inserirci in un vero che noi non percepiamo, e che oggi si cela dietro l'affollato esistere. Mentre la nebbia circonda la luna (in un'immagine particolarmente suggestiva), la donna mangia, cammina facendo scricchiolare il legno della sua vecchia abitazione, in cui 'tutto sta respirando, tutto mostra imperturbabilità, ostinazione, permanenza', cuce, pensa guardando dalla finestra, si concede tutto il tempo per le azioni più semplici, e infine prega, ricorda, nasconde dietro le sue azioni ripetitive un animo lacerato. Sokurov è qui un fantasma, di cui ci scordiamo la presenza, e che la osserva, mentre lei sa di essere osservata. Ma non si tratta di un gioco voyeuristico, il penetrare dell'anima tipico del cineasta russo vuole offrire poetici quadri esistenziali, delicati e pudici, privi di morbosità e di piagnistei. L'anziana donna protagonista dedica la sua vita ai morti, vorrebbe parlare ma non lo fa, accoglie senza formalismi un fantasma (registico) che la viene a trovare nella sua casa, un fantasma che fa scricchiolare il suo pavimento e le siede accanto, cercando di colmare l'assenza. Eppure per lo spettatore il vuoto si riempie della vita inesausta e triste della protagonista, e tutto davvero finisce per respirare. Questo è uno dei pochi film della storia a suggerire soltanto il "nostalgico", a non esibirlo in maniera superba: per gli amanti di Sokurov, ordinaria amministrazione, per quelli che non lo conoscono, un ottimo esempio di immensità cinematografica

 

Aleksandr Sokurov Noto anche come: Alexander SokurovPODORVIKHA (Russia), 14 giugno 1951

 

 

Regista e sceneggiatore. Nasce nel 1951 a Podorvikha, un piccolo villaggio nella regione di Irkuk, nella Siberia Orientale,

ai confini con l'Asia. Passa l'infanzia e l'adolescenza spostandosi di frequente con la famiglia a seguito del padre,

un ufficiale militare veterano della Seconda Guerra Mondiale, costretto per lavoro a cambiare spesso destinazione.

Terminata la scuola dell'obbligo, decide di iscriversi alla Facoltà di Storia dell'Università di Gorkij, laureandosi nel 1974.

Durante gli anni dell'Università inizia anche a lavorare per la televisione, presso gli studi della "Gorkij Television",

con il ruolo di assistente alla produzione. Tuttavia, sin dall'adolescenza si era rivelato appassionato di musica,

 radiodrammi e letteratura e interessato allo studio delle arti visive, della pittura e del cinema.

Artisti come Friedrich, Turner o Munch, e scrittori come Dostoevskij, Čechov, Tolstoj, Mann e Faulkner,

sono per lui una fonte essenziale a cui attingere, sia per la sua personale esperienza che per lo sviluppo e la formazione della sua preparazione cinematografica.

Dopo la laurea, terminata anche l'esperienza in televisione, si iscrive al VGIK, l'accademia statale di cinema di Mosca.

Sin dall'esordio dietro la macchina da presa, purtroppo, incontra enormi difficoltà a causa dei suoi lavori che, considerati dagli insegnati troppo stravaganti, formali e manieristi, ma soprattutto non in linea con le restrizioni ideologiche imposte dal regime sovietico, sono costantemente sottoposti al controllo e alle limitazioni imposte dalle commissioni per la censura.

E' costretto anche a sostituire il suo lungometraggio di diploma "La voce solitaria dell'uomo" ( basato su alcuni racconti di Andrej Platonov e accusato di aderire al formalismo) con il cortometraggio "Maria", opera conosciuta anche con il titolo di "Elegia contadina", che nove anni dopo riprenderà per costituire il primo episodio della lunga serie raccolta sotto il nome di "Elegie" (realizzata nel corso degli anni, è un vero e proprio esperimento di poesia visuale in memoria di persone o eventi significativi della storia russa).

In questo periodo nasce l'amicizia con il regista Andrej Tarkovskij,uno dei pochi impegnati a difendere l'opera di Sokurov, che gli aprirà anche le porte del Lenfil'm, lo studio cinematografico di San Pietroburgo.

Tra il 1980 e il 1986 Sokurov cura la regia di una serie di cortometraggi e documentari e del lungometraggio "Una dolorosa indifferenza" (1983, ispirato a Casa Cuorinfranto di Bernard Shaw), ma le sue opere incontrano sempre enormi difficoltà in fase di realizzazione e addirittura non vengono proiettate in patria sempre perché bloccate dalla censura.

Nel 1986 la situazione politica e sociale in Russia subisce la svolta che porta a un cambiamento sul controllo e sull'imposizioni ideologica e, con il V Congresso dei cineasti, si arriva anche all'abolizione della censura, creando una riforma della produzione cinematografica indirizzata verso un libero mercato.

Questo fa sì che l'anno successivo il film "Una dolorosa indifferenza" viene presentato al Festival di Berlino, mentre "La voce solitaria dell'uomo" trova finalmente una distribuzione e viene anche presentato al Festival di Locarno, dove gli viene assegnato il Pardo di bronzo.

Autore estremamente prolifico, attento al rapporto tra l'essere umano e l'arte così come alle implicazioni del potere sulla vita dell'uomo o alle relazioni e ai legami familiari, i suoi film e la sua attività con gli anni trovano finalmente lo spazio e la considerazione della critica nazionale e internazionale. Sviluppa quindi progetti legati sia a film di finzione - ispirati a testi letterari come per "I giorni dell'eclisse" (1988, da un racconto dei fratelli Strugatskij) o "Salva e custodisci" (1989, da "Madame Bovary" di Flaubert) - che di carattere documentaristico. Gira inoltre una trilogia sul tema della morte - "Il secondo cerchio" (1990), "Pietra" (1992) e "Pagine sommesse" (1993) - e continua la realizzazione della serie "Elegie". Realizza poi "Madre e figlio" (1997), cui seguiranno i primi tre film sul tema del potere - "Moloch" (1999), "Taurus" (2001) e "Il sole" (2005, che gli vale il Nastro d'argento come regista del miglior film straniero) - "Arca russa" (2002, tecnicamente prodigioso anche per la mirabile ricostruzione storica della vita di San Pietroburgo nell'epoca degli zar), "Padre e figlio" (2003). Nel 2007 presenta al Festival di Cannes il film "Aleksandra" e in occasione della 64. Mostra del Cinema di Venezia la Fondazione Ente dello Spettacolo gli assegna il Premio Robert Bresson. Due anni dopo, sempre a Venezia, il suo documentario "Citaem blokadnuju knigu" (Reading Book of Blockade) viene presentato nella sezione 'Orizzonti', mentre la sua filmografia si arricchisce dei sei documentari della serie intitolata "Intonazija", un ciclo di conversazioni filmate del regista con esponenti dell'elite intellettuale e politica in Russia.

 

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