Bisogna avere in sé un Caos per partorire una stella danzante”.

 (F. Nietzsche; Così parlò Zarathustra)

 

 

In sala un testo sul tema del Numinoso di Daniele Benci, (Numinóso termine coniato dal teologo ted. Rudolf Otto nella sua opera «Il Sacro», 1917) che tocca corde non semplici, e partendo dalla complessità di questo termine ripreso da Jung, per il quale l’esperienza del numinoso, stabilisce un confronto con una forza che porta con sé un senso non ancora svelato che affascina il soggetto.  Numinosa è quindi l'esperienza d'incontro col sacro nascosto, col senso non ancora svelato. Da numinosità sono accompagnate le esperienze a sfondo archetipico e simbolico, che Jung chiamerà più tardi "immaginazione attiva".

accostamento al numinoso. […] l’accesso al numinoso è la vera terapia, e nella misura in cui si arriva alle esperienze del numinoso si è salvati dalla maledizione della malattia. La malattia stessa assume un carattere numinoso.»

 

Il termine “numinoso” sappiamo che è del teologo tedesco Rudolph Otto che nella sua opera Il Sacro parla di “esperienza religiosa” per intendere l’incontro concreto dell’uomo, con la potente e tremenda grandezza dell’Altro, con l’Infinito che gli si trova di fronte come mysterium tremendum et fascinans. Per descrivere questa esperienza Otto utilizza parole come “tremore”, “stordimento”, “stupore”, “rapimento ineffabile”.

Nati non foste per viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza” (D. Alighieri; Inferno, Canto XXVI).

 

Sono citazioni di Daniele Benci, che con alternanza e ricerca di senso; tra voli e cadute come materia di elevazioni. Un’entrare in materia, sporcarsi le mani con lo scopo di conoscere e di elevarsi.

 

Bisogna avere in sé un Caos per partorire una stella danzante”. (F. Nietzsche; Così parlò Zarathustra)

 

L’arte, la mistica e l’estasi appaiono quindi come gli strumenti di approccio al divino qualunque cosa sia e qualunque cosa intendiamo con esso.

 

E se “La trama nascosta è più forte di quella visibile” (Eraclito; DK, fr. 27) e “Nascimento ama nascondersi”( Eraclito; DK, fr. 123), ciò che l’artista si lascia sfuggire dalle dita e dalla bocca per mano di un processo di “rinuncia a sé” e nel contempo di “faticosa esaltazione di sé”, corrisponde ad altro frammento guida dell’Oscuro: “Tentai di decifrare me stesso” (Eraclito; DK, fr. 101).