Saluto e ringrazio chi mi ha preceduto, Dominique Rondez, e Maria Will. Claudio Farinone per le sue note con la chitarra sempre inerenti…

e Paolo Blendinger per la pazienza, dato che sarà lui  a concludere.

Non ho conosciuto Armand Rondez, se non grazie alla figlia, Dominique, un momento di grazia, di magia. Quando qualcuno cura l'opera di una persona, in questo caso un padre artista; per restituirla nella sua dimensione anche di inscindibile verità esistenziale, oltre il valore indiscutibile,
non è poca cosa.

Era come averlo ri-conosciuto nella sua opera, ed incontrato Armand Rondez lì nella sua ricerca e nella sua appassionata dimensione così esigente. Indole ereditata certo dalla figlia Dominique…

Armand Rondez come avete sentito ha un suo percorso particolare, molte le amicizie legate alle arti, molte perplessità già agli albori, attorno al mestiere della vita.

Come molti intellettuali e artisti provenienti dal nord delle Alpi, decise di spostarsi verso le terre a sud, studia in Spagna, risiede nel sud della Francia, di seguito abbracciò il Ticino, partendo da Zurigo, pur se Giurassiano d'origini.

Il mio contributo sul libro monografico, oltre che determinato da una sorte di affinità,

è legato al fatto che ho curato, in accordo alla figlia Dominique Rondez e al critico Maria Will, l'esposizione a lui dedicata, ad areapangeart a Camorino, centro culturale, che è una finestra sull'arte anche di respiro internazionale.

Ebbene, era due anni fa, nell’ottobre del 2016 che nella sala espositiva di Camorino risuonavano i colori quasi contrappuntistici di Armand Rondez, risuonavano le note di Bhrams in sala, eseguite dalla sorella pianista del pittore.

Una scelta espositiva quella di allora, determinata dal voler dar visione alle sue ultime opere pittoriche, nate attorno all'anno 1983, opere poco esposte; le quali hanno una loro cifra,  unendole all'insieme del processo lavorativo di Armand, lavoro ora conservato presso l’Archivio Rondez in Via Stella 8 e 9.

Ha dell'incredibile parlarne ora: l’omaggio ad Armand Rondez era il secondo nostro omaggio ad areapangeart allora al nostro primo anno di vita, il primo era stato dedicato a Gianni Paris, altro pittore legato al Mendrisiotto. Il caso ha voluto che prorio ora abbiamo il secondo omaggio a Gianni Paris venuto a sua volta mancare nel frattempo, a fine gennaio del 2018, e anche in questa occasione molte le ultime opere esposte. Purtroppo entrambi sono venuti a mancare troppo presto.

Perché sottolineo queste parole, ultime opere, per tenere sempre aperta la dimensione della ricerca; che mai verrà ultimata da nessun artista, perché in quanto ricerca l'arte ha un valore anche collettivo, e per avvicinarmi al cuore e al senso dell'operazione sia della figlia, ma anche di chi come noi si occupa anche di altri artisti, ci si accorge che ogni ricerca ha in grembo una vita, e ciò dà vita a infinite riflessioni.

Quale mistero sta nei sensi e nel senso d'ogni esistere. Divengono questioni urgenti per chi prosegue sui possibili sentieri, riconosce e perpetua direzioni, ascolta e continua a trasmettere la medesima necessità espressiva-viva, che sia implosività, imponderabililità o indicibilità.

Aprire, insomma, la dimensione della coerenza dell'atto volontario come mestiere del vivere, si apre così anche questa riflessione sul mistero di ciascuna esistenza, con le relative scelte, sfide, dialoghi attorno a quel fare, tra un artista e la sua opera. L'arte come materia del tempo umano. Che sia parola, suono, colore o movimento, lotta o danza, essa determina memoria del tempo storico, di un tempo come luogo della scelta, natura dell'uomo e dell'archetipo, stabilito da un essere nella sua forma, nella sua materia e nel suo fine.

Certo lì dove la tecnica diviene produzione materiale intesa come atto del saper fare-operare, di cui Armand Rondez conosceva esigenze e mestiere, essa diviene strumento alle idee, luogo dello spirito,   introduce nei meandri creativi del fare...Tecniche legate alla dimensione dell'arte in questo caso pittorica che Armand Rondez conosceva e usava, i medium , le colle, erano manifestazioni di piccole alchimie, e come ricorda la figlia, generavano inoltre odori come sogni, facevano confluire dimensioni nello spazio dello studio.

Usava molti tipi di supporti, agiva con i pastelli come con i pennelli, utilizzava gli acquarelli, le tempere grasse, gli olii materici e olii che impastava lui stesso partendo dai pigmenti, dalle terre. Aveva una tensione nel fare tutto questo, che, dato che indagava l'interiorità, esprimeva forze quasi occulte. Temeva Tanatos, amava Eros e l'eterno femmineo come passaggio-paesaggio e certo la natura. Qui la sua grande sfida di tradurla e non tradirla. Grande lettore quale era, e amante della filosofia come della poesia, abbracciava estremi linguistici, e questi sempre ha riportato anche nella sua opera, con elementi visivi estremi.

La monografia di cui stiamo parlando ce lo mostra alle prese col ritratto, con lo spazio, con l’utopia, con proiezioni tra il futuribile e l'estrema NATURALITÀ... quasi una metafisica.

La sua vicinanza ad architetti, ad ingegneri, a musicisti, gli faceva amare un’architettura nuova che viveva di sfide alla gravità grazie al cemento armato. La sua visione si potrebbe definire una post futurismo, surreale dice giustamente Maria Will, con una accezione surrealista non psicologica, credo; Rudolf Arnheim direbbe non empatica. Le sue immagini sono costruite attraverso il colore e la geometria. A volte anche con forme libere quasi impressionistiche. Rarissime le tele di Armand che potremmo definire vicine all'informale, c'è quasi sempre una solida radicalità razionale. Un dettato di trasfomazione, tra segno , materia e colore.

Un dettato etico oserei dire, Armand insegnava e credeva in questo suo compito in forma filologica.

L'incisione è un’altra tecnica che Arman Rondez ha affrontato con esiti altissimi, dove sottigliezze di segni e geometrie convergono in trascrizioni. Nel catalogo vi è l’esempio di un bicchiere e una bottiglia aventi una solidità e una trasparenza ragguardevoli, ottenute con  linee, tese ad archi e moti paralleli, perpendicolari e tramati con un tessuto segnico regolarissimo...come un architettura del visibile.

Ho avuto il piacere e l'onore di restaurare e ripulire alcune opere di Armand Rondez, tornando alla sua accesa sperimentazione: mai mi era capitato di incontrare un olio a pasta, per di più abbastanza magra, su un supporto di seta…

Un taglio e delle screpolature offendevano il dipinto, pensare a come attuarne il restauro, una "reintegrazione o riparazione", mi ha causato momenti insonni, ma ore magnifiche, nel comprendere la sfida intrapresa da questo artista: mettere in relazione un tessuto tanto pregiato quanto delicato, ma contemporaneamente tanto resistente, in rapporto alla terra, agli ossidi,ai minerali pesanti, in più uniti da medium magri, non elastici, Unirli farli divenire tutt'uno, opera di pittura...sulla trama e l'ordito del filo più sottile tra le fibre vegetali...una metafora tra noi l'agire ed il pensiero.

Concludo su questi due valori l'estrema delicatezza e quell'insostenibile leggerezza…

dimensione che la vita, a noi esseri che vorremmo scindere il bene dal male, dovrebbe far pensare. Loredana Müller