acquapoetica
19 marzo ore 19, saletta incontri “Poesia“ di Massimo Scrignoli in dialogo con Gilberto Isella
Massimo Scrignòli tratto da : “La poesia è un’esigenza. Si sente dentro"di Eleonora Rossi
Massimo Scrignòli -. Credo che la poesia sia prima di tutto un discorso con se stessi, un gesto: tracciare sulla carta un segno e continuare a lavorare sulla parola. Digitata sul computer, quella
parola non avrebbe lo stesso esito: sulla carta invece, anche se la si corregge, o la si riscrive, lascia la sua traccia indelebile”. Ho tra le mani un volume raffinato, la copertina ruvida, essenziale, nuda: un confine liquido taglia il colore della terra e della sabbia, della luce e dell’ombra. L’immagine è l’elaborazione di un’opera d’arte, “Posizione”, di Nina Nasilli, nome al quale è riservato “un ringraziamento particolare” nel colophon che suggella una pubblicazione di pregio, rilegata “con la cura di mani femminili”.
Il titolo è “Regesto”, seguito da due date, 1979-2009: un registro, una raccolta ordinata senza omettere alcun dato. L’autore è Massimo Scrignòli: la sua è considerata una delle voci più significative nel panorama della poesia contemporanea.
Bolognese di adozione, classe 1953, l’autore vive in provincia di Ferrara, sulle rive del Grande Fiume. Presente in numerose pubblicazioni antologiche e didattiche in Italia e all’estero, sue poesie sono state tradotte in inglese, spagnolo, portoghese, croato. Ha partecipato ad autorevoli festival internazionali di poesia e letteratura; nel 2006 e nel 2009 ha rappresentato l’Italia all’International Poetry Festival di Zagabria. “Regesto raccoglie (ricollocandole cronologicamente, in un percorso organico lungo un trentennio), le poesie pubblicate in volume dal 1979 al 2009”,
spiega l’autore nel preludio al volume. Nove libri “da tempo esauriti o non reperibili”, a cui si unisce la pubblicazione di “Lieve a portare”, “un quaderno di traduzione che prende il titolo da una poesia di René Char”; qui un verso di Eliot, “nel mio principio è la mia fine”, sembra porgerci la sintesi di questo “progetto d’insieme”. Poesie allineate sulla striscia del tempo, un segmento morbido i cui estremi finiscono per toccarsi, alfa e omega, in un disegno circolare. Si legge nel risvolto di copertina: “c’è un filo sottile che, nell’andamento poematico, lega tra loro i diversi libri e le trasposizioni poetiche disvelando l’ostinata e virile interrogazione di una voce che segue il movimento del pensiero, ordinando via via un sostanziale ‘dizionario di sensi’ e di accadimenti…”.
Mi accosto con riverenza a questa pubblicazione: basta sfogliare l’apparato critico per scorgere, tra i prefatori o postfatori delle singole raccolte, firme del calibro di Giovanni Raboni, Geno Pampaloni, Roberto Sanesi, Silvio Ramat, Vincenzo Guarracino, Alberto Bertoni. E non appena ci si addentra nella sapienza e nella bellezza e della poesia di Scrignòli, si percepisce
come questo libro rappresenti un capitolo considerevole della storia della lirica italiana.
Regesto è stato presentato l’11 novembre 2016 al circolo letterario “Il Patio dei Poeti”
a Bondeno. Lo sto leggendo da alcuni giorni, ma continuerò a leggerlo, senza fretta,
per sentirne l’eco e le onde emotive, perché l’intensità di questa poesia merita un silenzi
o rispettoso, e certamente più di una rilettura.
L’autore mi suggerisce, con un sorriso, di “prenderlo a piccole dosi”.
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Massimo Scrignoli - Camorino, Acquapoetica – 19.03.2018
“La poesia di Scrignoli si allontana progressivamente dai vincoli dell’occasione,
dal vissuto personale, per farsi poesia ontologica tesa ai grandi quesiti dell’Essere”. (G.I.)
abbiamo eterni inganni sottobraccio
fondi di memorie, cartelle
di cuori;
e anche l’amore amato,
che cerca il grido dell’ultimo
falco pescatore o
di una strologa; e che sia nuovamente
figlia della spuma del mare, dèmone
e con poche lune in tasca
(da Qualcosa di illune, 1986)
Il paesaggio è soltanto nel fuoco
nelle foglie
nel calore. Di questo.
Ed è qui
che mi dovrò guardare
tra invasori e conquistatori
proprio dove si passa, ancóra,
nuovamente sopra, nuovamente
tra millimetri di silenzi
e ore.
(da Le linee del fuoco, 1991)
Regesto, ossi
Non è il regesto di una conoscenza
sul viso notturno il lampo
che dal pomerio invita e cattura,
né qui un riverbero
può definire condizioni estreme
per il distacco.
Conoscere del fuoco
il calore in bilico sulla fiamma
è già rapirgli un segreto,
è toccare lo spiraglio
dove la voce svia
verso l’abbandono.
Così, tacendo ti parlo
anche di tutto questo:
del contagio di una piccola silenziosa
parte dell’occhio, un’iride quieta . / .
che come vento largo ci sfiora
per un istante, un brivido
appena il tempo necessario per conoscere
la differenza tra voce e luce,
per riconoscere la pronuncia
di quello che siamo, di quello che vogliamo.
(da Buio bianco, 1999)
Unire unire unire
confondere gli occhi del sonno
con l’occhio del corpo quando il corpo
si apre allo spazio infiammato
del buio.
In questo modo
confusi occhi e sonno
si può rimanere sospesi sui luoghi
mai visti della vita, là
dove ogni parola è un’offerta
o la caduta di un dono
l’esperienza patita
di un incontro straniero e fertile.
▪
Il valico tra libertà e destino
rimane una questione fra Angeli
senza nessuna possibilità di medicamento.
Il caos, forse, sarà l’unico rimedio
allo sgretolarsi di un’intera stirpe
di radici e terre.
Dopo questo giorno
si ripartirà per il Monte Athos
verso il richiamo delle ali ribelli
che ci staranno aspettando a nord
là dove si arriva salendo, dove
quasi salendo
la gente non muore.
▪
Il vento si muove e raggiunge i confini.
Entrando nel triangolo domanderai
se la vita è ancora viva.
Uscendo dietro la fenice chiederai
della sorte del deserto. E della sabbia,
che come rondine illusa
fruga tra le rose di sasso
la verità nascosta agli uomini. (da Vista sull’Angelo, 2009)