“Il volto di Sé e l’autostima”

 

ROBERTO PIROLA esperto della comunicazione, conferenza del 15 gennaio 2018

                                  

                                             “Il volto di Sé e l’autostima”

 

riflettere sul valore che diamo a noi stessi come individui in relazione agli altri.

Prendere in considerazione l’influenza delle percezioni soggettive e valutarne il valore nelle relazioni interpersonali e nello sviluppo della propria personalità.

Qual' è il grado di autostima e quali le emozioni che influenzano gli stati d’animo e i comportamenti?

 Qual’ è il "nostro" volto, cosa rappresenta e quali messaggi proiettiamo nel mondo che ci circonda attraverso il "nostro" modo di fare? Un tema centrale nell’espressione artistica e nell’esigenza di comporre e mostrare

 autoritratti e volti di Sé.

 

Saluto tutti voi, presenti, rammento che questo non è l'ultimo appuntamento,

ma l'ultimo lunedì. Come voi sapete abbiamo scelto il lunedì per le nostre serate...

l' illune notte, lì ci ha portato.

Prima di presentare il nostro conferenziere, che dialoga in senso indiretto

con l'opera di Ivano Facchinetti;

Vorrei sottolineare e credo che sorprenderà

questa prima immagine, che appare sullo schermo

un autoritratto di Ivano studente di Storia  a Friborgo, ,

prima del suo viaggiare "consapevole" in arte.

Ebbene quell'immagine quasi alla Giacometti, ma intravvedo anche Filippini,

tracciata a Penna a Biro, tocca in modo forte il nesso ed il senso

della riflessione sul sé, che credo sia terreno d'ogni artista,

certo alcuni attorno all'io, altri all super io.

Comunque sia, su quella ricerca necessaria

di continua  identificazione, di continua rivelazione del se'.

 

Per introdurre Roberto Pirola, esperto di comunicazione, che ringrazio d'essere arrivato, presenza particolare qua ad areapangeart, per il fatto che amiamo come artisti, il continuo e sano dubbio, ebbene mi piace sottolineare cosa più ho sentito dai visitatori e fruitori della mostra che va a concludersi;

abbiamo davanti l'ultima settimana;,

e termineremo domenica 21 con la presentazione del libro-catalogo della collana

" Il Tempo " su Ivano Facchinetti curato da Maria Will,  edizioni Topik

con un testo di Vito Calabretta, ed uno di Enrico Roggero.

 

Sulle sedie avete un piccolo pieghevole per riservare una copia.

Ebbene domenica 21, dalle 17 in prima istanza,

la presentazione del libro e in chiusura avremo un momento teatrale,

letture da un testo di Enrico Roggero " Ivano in Viaggio"  

portato in scena dalla voce di Joana Butu 

unita ed  accompagnata dal fisarmonicista Daniele Dell'Agnola.

 

Ricordo che  anche per questa serata è necessaria la riservazione.

 

Ebbene tornando a quanto dicevo, l'aggettivo qualificativo più sentito

è la parola divertente,

e questo in parte apparterrà anche a questa serata, in termini anche pregnanti,

ma la parola divertente per Facchinetti, era sempre accompagnata ad una seconda puntualizzazione, attento al dettaglio, rigoroso, attento all'inverosimile al non farsi sorprendere, seppur divertente  ludico e comunque colmo di adesioni alla soluzione

di superficie e di stesura...

 

Credo che qui i nessi, sia visivi che formali, ci siano lì dove le parole scivolano

e come per una maschera e il suo retro, l'arte dovrebbe o meglio potrebbe

generare altra consapevolezza.

 

D'altra parte per scherzare a mia volta...

esiste l'auto-mobile, l'auto-rità, l'auto-goal, come l'auto stima sono un muoversi e determinare sempre il male minore, forse.

E mi taccio, Roberto Pirola aspetterà domande e prevede ilarità,

quella sana attenzione che smuove anche l'auto-controllo. Lore

 

 

Si potrebbe riassumere nei termini seguenti la legge primaria dello psichismo nella sua tendenza all’identità di "percezione” luogo forse dove nasce l'autostima...tensione  secondo Freud sui processi primari:

 

1) essa vive di un’esigenza essenziale di soddisfazione; 2) tale soddisfazione consiste in un ritrovamento, e non nella soddisfazione di un bisogno. L’inconscio non conosce il bisogno, del cibo per esempio, e quando l’oggetto del bisogno viene ad occuparvi un posto, esso sarà già altro, concatenato con altri oggetti in modo strano ed estraneo al bisogno. Specifici bisogni, la nozione stessa del bisogno, potranno entrare in questa catena allo stesso titolo di tutti gli altri possibili oggetti; 3) l’oggetto di questa ricerca di soddisfazione è perduto. Ciò implica anche che un oggetto perduto può essere l’oggetto di una ricerca inesorabile, cioè il fatto di essere perduto non lo rende meno oggetto, e il fatto di essere oggetto non lo rende meno perduto. La ricerca tende all’oggetto in quanto perduto.

Esso esiste come mancante all’esterno dove è sperimentato come ciò che viene meno, che si sottrae (per esempio le assenze della madre, la non disponibilità del seno, e forse più ancora l’esaurimento del seno). L’esterno è incontrato, in termini radicali, come ciò che è essenzialmente caratterizzato dal venir meno, dal decadere, e a un tempo come ciò da cui quello che è vissuto come soddisfacente si stacca (esempio: il seno dal corpo materno) per il fatto del suo venir meno.

 

Già nella più elementare delle esperienze si presenta così. simultaneamente, una serie di temi collegati dell’esperienza di soddisfazione in rapporto con l’oggetto in quanto caduco, parziale, diviso, staccato. Chiaramente inscindibile il soggetto e l'oggetto.

 

É in questo punto che si ha come un primo abbozzo della soggettività vera e propria:

nel sorgere di una questione di esistenza, nella rivelazione dell’esistenza là dove qualcosa si produce non come presenza ma come mancanza.

 

Nella mancanza come la proprietà fondamentale dell’oggetto si fonda la funzione significante o di rappresentazione, che è funzione di ripresentazione: l’oggetto mancante non è mancanza pura, non manca di ritornare.

 

Qualcosa in meno, la mancanza, ha prodotto qualcosa in più, qualcosa che è lì per un qualche effetto di significazione. Sarà questa funzione a dominare i processi primari e a interferire con tutta l’esperienza umana.

 

I processi primari tendono a risperimentare, a far ritornare, a ripresentare ciò che una volta si è presentato conte soddisfacente, cioè all’identità di percezione. Ma è qui che nasce la difficoltà, la questione, la divisione.La dimensione spirituale, o la dimensione dell’allucinazione propriamente detta, così come quella del sogno,oppure la rappresentazione in scena.

 

Cosi a partire da un concetto, realisticamente impensabile, di una mancanza, formulabile nei termini: qualcosa manca, ma nulla manca nel reale...

si pone l’esigenza di ripensare la logica dei processi soggettivi, e di costruire i concetti adeguati di una nuova logica. Il primo di questi concetti è quello di inconscio, senza aver scoperto il quale, dice Lacan, Freud non avrebbe scoperto nulla, e che deve essere chiarito non avere

“la pur minima realtà come apparato differenziato nell’organismo”:

l’inconscio è un concetto costruito non “a distanza” dall’esperienza, ma sulla strada di una ricerca  da proseguire.

 

Si può far notare qui una certa prossimità con il problema dell’angoscia, correntemente definita come affetto senza oggetto. Forse luogo di stima , autostima? 

La continua ricerca, assolve, questo il problema, e Baumann direbbe,

la "felicità" se esiste è stare attorno ai problemi, assolverli, non cadere nella ovvietà-comodità.

 

"liberamente" estratto dagli autori citati...Lore