Un caro saluto a tutti i presenti, siamo alla ottava esposizione qui ad areapangeart:

 

E mi da motivo per iniziare questo mio dire in questi termini; Per ottava in musica si intenderebbe l'intervallo di 8 note posizionate a frequenza diversa nella scala musicale. Nella scala diatonica, le frequenze intermedie sono altre sei note. L'intervallo, contando le estremità, è composto da 8 note, da cui il nome. Nella scala cromatica sempre in musica l'intervallo di un'"ottava" è di 13 note, contando le estremità. Nel sistema musicale occidentale l'ottava è divisa in 12 semitoni equi-spaziati nel metodo noto come temperamento equabile....Un ultima nota, sono i dodici toni che danno solo dopo nome alla dodecafonia di Schönberg nel 1920... Perché questo mio dire, per introdurre un insieme di valori tra numeri, forme, ritmi e colore...1//8+3//3-1-2//2 possibili anche nelle arti visive.

 

Sulla parete principale abbiamo 11 opere di Ivano Facchinetti sulle complessive 21: e sembrano rapportarsi tra di loro come se fossero su una partitura, dove le linee d'appoggio comuni sono le telette quadrate di 30 cm x 30 cm. E ogni movimento è determinato dalla giustapposizione di elementi che vanno a stratificarsi, associarsi, unirsi con diversi esiti di direzione sulla tela iniziale. Forme di legno tagliate e scartavetrate rese spesso tondeggianti sugli spigoli, per poi essere ricoperte da un solido colore acrilico, con ulteriori movimenti di texture sulla superficie, precedentemente studiate e dedotte da un percorso tra misura ed equilibri tutti interpretati-inventati, eppure, come direbbe Maria Will, e la cito:

 

La chiarità dell’idea, l’equilibrio cristallino della realizzazione diventano allora requisiti in mancanza dei quali non si darà arte alcuna. È di questa natura la tensione che attraversa il lavoro di Facchinetti, il quale si dimostra estremamente sorvegliato nel suo procedere dal progetto alla messa in opera. Figure che appartengono ad una dimensione magicamente sospesa a ricordarci che l’arte serve anche a preservare la parte più viva di noi, quella a cui abbiamo voltato le spalle diventando grandi.“(estratto da un testo di Maria Will,febbraio 2005).

 

Incredibili colori, improbabili nelle gamme cosiddette retiniche o storiche, eppure un senso imponderabile legato all'oggi, al gioco, alle nuove immagini tra Smart Phone e design segnaletico che neutralizzano forse un tipo di immaginario e consentono forse un nuovo immaginario collettivo. Partendo da un quadrato e dalla sua ricomposizione e sovrapposizione, con uno studio ricercato, le opere di Facchinetti sono realizzate con grande cura e attenzione, e questo è un dato di fatto a mio avviso fondamentale per riconoscere quella durata della consistenza che opera con la materia del tempo; Hilmann direbbe del “Cuore e del Bello“ inteso come tensione primaria. Tensione primaria individuata. Con una riflessione sui ritmi e sulle soluzioni delle superfici, sulle forme e sui colori, cioè sugli elementi pittorici delle opere di Facchinetti, passo la parola a Vito Calabretta che chiaramente ringrazio, il quale vi presenterà opera e operazione dell’artista. Ricordo il programma che avrà scadenza settimanale fino il 18 dicembre, sempre di lunedì per rammentarci della luna e riflettere sulla notte „illune“ , sulla sua mancanza …Scrive Gabriele d'Annunzio “... E per me solo ne la notte illune, mentre lugùbri scintillavan l'Orse e il Mar ruggiva a le deserte dune, su da la snella prora il Mostro sorse ...e mi chiese forse...“In sala i suoni composti appositamente da Giancarlo Nicolai, ora doveroso è ringraziare per un consistente aiuto Tarcisio Bronner, che mi ha sostenuta e aiutata nella costruzione delle pareti che sono servite ad ospitare le opere suddette, e a Daria Tamagni, sua compagna, per la pazienza, e per l'aiuto di entrambi per il rinfresco. Ringrazio la mia assistente Linda Fontanelli, sempre colma di attenzioni, il mio compagno e complice Gabriele Donadini, per la pazienza e la sua costante presenza al mio fianco. E nuovamente Maria Will che ha letteralmente portato l'artista in areapangeart, con quel particolare e magico gruppo editoriale della Topik...che ama territorio e bellezza. Grazie L.Müller

 

 

Ivano Facchinetti

 

Ivano Facchinetti nasce a Locarno il 18 novembre del 1952. Studi universitari a Friborgo (Storia) e diploma di grafico illustratore alla Scuola Superiore di Arte Applicata di Lugano. Abita ad Arcegno sopra Losone, vicino a Locarno, nel Cantone Ticino (Svizzera). Inventore di forme, costruttore di spazi, architetto del colore. Si potrebbe anche dire "inventore di forme colorate che generano uno spazio". Nella sua neutrale correttezza, la definizione suona però arida, troppo disadorna per contornare appieno l’arte semplice e complessa, spontanea e meditata, oggettiva eppure fortemente evocativa di Ivano Facchinetti. Proprio in questo suo consistere di qualità opposte, si individua l’aspetto forse più sostanziale e rivelatore dell’opera di Facchinetti. Sottilmente ambigue a dispetto di un’evidenza apparentemente piana, le creazioni di questo artista rispondono all’assunto che stabilisce la compiuta e totale autonomia dell’arte visiva. L'arte può essere decorativa senza scadere su di un piano accessorio? L’arte è decorazione, rispondono gli artisti come Facchinetti, laddove essa si compie necessariamente nel campo della pura percezione visiva. Il godimento estetico sarà dunque il fine conseguente di un tale tipo di impostazione operativa. La chiarità dell’idea, l’equilibrio cristallino della realizzazione diventano allora requisiti in mancanza dei quali non si darà arte alcuna. È di questa natura la tensione che attraversa il lavoro di Facchinetti, il quale si dimostra estremamente sorvegliato nel suo procedere dal progetto alla messa in opera. Figure che appartengono ad una dimensione magicamente sospesa a ricordarci che l’arte serve anche a preservare la parte più viva di noi, quella a cui abbiamo voltato le spalle diventando grandi.
(estratto da un testo di Maria Will del febbraio 2005)