Robert Walser (tratto da Poesie - con le illustrazioni di Karl Walser- Edizioni Casagrande a cura di Antonio Rossi-2000-2019 )

 

 

 

Luce opprimente

 

...

 

Com’è piccola qui la vita

 

e come grande è il nulla.

 

Il cielo, stanco della luce,

 

ha dato tutto alla neve.

 

 

 

I due alberi piegano

 

l’uno verso l’altro le loro teste.

 

Nubi attraversano in girotondo

 

la quiete del mondo.

 

AREAPANGEART

 

LUNEDÌ 21 OTTOBRE

 

ROBERT WALSER RACCONTATO

 

DA ANTONIO ROSSI

 

L’infinita pazienza. La grazia e l’abisso
la poesia di Robert Walser (Biel, 1878-Herisau, 1956)

 

Walser dal 1933 fino alla morte, era ospite volontario del manicomio di Herisau. Autore di alcuni capolavori della letteratura tedesca, da La passeggiata a Jakob von Gunthen, da I Fratelli Tanner a Il Brigante, Walser, ci appare oggi come uno scrittore estremo e appartato, che ha tentato di sottrarsi alle leggi dell’io e del mondo, scegliendo il mite silenzio della follia invece del vano rumore della ragione. L’impressione che si ha nell’avvicinarsi ai manoscritti dei “microgrammi” walseriani è quella di una pazienza che sembra voler essere la stessa della natura quando quest’ultima, silenziosa, lascia accumulare strati su strati, roccia sedimentaria o cambiare, in modo impercettibile, il profilo di un rilievo, la forma di una costa. I “microgrammi” rispecchiano l’appartatezza, la laboriosità, la cura nei confronti della scrittura e la discrezione di un uomo e di un artista che, ritiratosi in se stesso, torna oggi sempre più al centro della riflessione e della ricerca, rivelandosi necessario punto di riferimento. Nella lettera a Max Rychner del 20 giugno 1927- Robert Walser illustra quello che lui stesso definisce il “processo dello scribacchiare”: racconta di aver sofferto già negli ultimi anni berlinesi di una sorta di “crampo alla mano” con cui scriveva, per cui egli si sarebbe deciso ad usare la matita, o meglio, ad attivare un processo in due fasi: prima la stesura a matita e poi la versione in bella copia con l’inchiostro; suo scopo era superare l’impasse creativa in cui si trovava. Con “l’aiuto della matita” (sono le parole di Walser) sarebbe rifiorita la sua “voglia di scrivere”; in tale periodo di crisi egli avrebbe avuto anche materialmente bisogno di “dissolvere, superare” il manoscritto tradizionale e, grazie alla matita, avrebbe letteralmente imparato, come un bambino, a scrivere, dal momento che si costringeva a ricopiare a penna proprio dai testi stesi a matita, operazione complessa e faticosa, ma pur capace di dargli piacere. E, ad un’analisi più circostanziata dei Mikrogramme, diviene evidente il fatto che molti di essi non sono “brutte copie”, ma testi in sé completi e che spesso Walser, passando dalla copia a matita a quella a penna, rielaborava i testi, talvolta li rinnovava in maniera radicale, ma che, soprattutto, l’universo segreto dei “microgrammi” lo condusse ad una libertà di stile e d’immaginazione inconcepibile se avesse continuato a scrivere tradizionalmente. ( In parte tratto dal convegno a Genova su Robert Walser 29/09/2015 di Antonio Devicienti )

 

 

 

 

 

In sala espositiva l'esposizione NUBIFORME, vive del dialogo delle tre artiste presentate, Paola Fonticoli, Michela Torricelli e la sottoscritta, e l'intesa di generare una riflessione sull'apporto d'ogni sensibilità, sull'essere e stare umano, e quel fare segno e dare senso al nostro tempo. Questa sera, e lo ringrazio abbiamo come ospite Antonio Rossi, poeta e traduttore e importante studioso della particolare figura di Walser, scrittore riconosciuto da i più grandi autori del 900, ROBERT WALSER era persona schiva e colma di delicatezze. Taluni spunti: QUELLO CHE WALSER TACE così colgo, in pagine dedicategli da Elias Canetti, ma anche quella

 

" EDUCAZIONE SENTIMENTALE, DIETRO OGNI SUPERFICIE", quell'AMARE, quell'ASCOLTARE. Quella forma di OSSEQUITÀ, gentilezza e necessità, spese sempre per il creaturale, come anelito. Benjamin, parla DELLE NOTTI, il buio, la paura mitica del minotauro quell'essere non solo positivo, l'angoscia. Walser è il suo incanto, diviene il suo canto, sentieri spezzati, ripercorsi tramite l'immaginazione e l'attenzione come atto del se'. Mi piaceva toccare il metodo della matita, pensando a Paola Fonticoli alle sue piccole carte dove è la matita la protagonista, è la sua punta che scorre, è l'alternarsi della sua durezza o morbidezza, quella grafite è pressione/tensione è precisione, quindi atto di trasformazione in "quasi gioia" è fonte di meditazione. Paola tempo addietro, ha lavorato sulla Storia di un Bottone, proprio innalzando il valore del piccolo. All'inaugurazione, prima della intensa presentazione di Natascha Fioretti, Walser è stato ricordato come partenza tra noi tre artiste visive, la sua scrittura unita alla forma della nube come nostra associazione tra moto letterario e moto visivo. Quell'imponderabile necessità. Tornando alle opere esposte, penso anche ai bianchi non bianchi di Michela Torricelli, a quelle superfici insondabili, la stessa dimensione minuta delle sue sculture. Credo approdano a quella dimensione ricercata in Walser, mai evasiva, di continua attuazione dello sguardo come tatto e tentativo di profondo ascolto è l'atto di trascriverlo; artificio spontaneo della tecnica; letteraria in Walser quella della parola, e in Michela scultrice, quella della polvere di porcellana, la stratificazione tramite il medium dell'acqua, e quindi il furore del fuoco. Il mio arginare e generare quasi isole, sprazzi di cieli-nubi, confinati da un bianco tutto attorno. Come fossero verità inscindibili della pagina, portassero diverse gravità, sia leggere che dolorose. Lavorando con le saturazioni dei blu-azzurri, densità della superficie, monocromi in movimento ascensionale, sulle carte verticali, spazio e spirito, elemento minerale e tempo. Robert Walser è un autore sempre più letto, sono stati tradotti in italiano da varie case editrici, soprattutto Adelphi, almeno 20 raccolte anche Casgrande qui di Bellinzona. Amato e letto da Kafka... Hermann Hesse diceva a riguardo di come per lui leggerlo era un avventura dello spirito, e come avremmo uomini migliori, se tutti lo leggessero. Antonio Rossi, che ne è studioso da tempo, ha curato a Mendrisio qualche anno fa l'esposizione, straordinaria e sottile, collocata nella casa rotonda, sule MICROSCRITTURE, ha tradotto versi di Robert Walser ci dirà, ora mi taccio e lascio alle immagini e alla sua voce riflessiva, ringraziando e scusandomi, consapevole che Walser è un poeta che tocca profondità che scorrono tra il senso e la meraviglia, tra il fluire della vita e i tanti risvolti, in lui: ironici, sottili e colmi di una rara umiltà che è consapevole di senso e verità, animata libertà creativa. grazie Loredana