13 febbraio serata CINEMA

 

 

                                             3corti di J. Painlevé  (1940  )                                                                   

                                                                                                                                       

      .                                                The cloisters- A Pelagic Recital   (6',28)

                                                       Hyas and Stenorrynchus 1931    ( 2' 25)
                                                       Acera of the witches’ dance  (3')      
                                                                     
                                            un documento di Fank Arnold   ( 1925 )  
                                                      Paul Hindemith Filmmusik "Im Kampf mit dem Berg" (7')                           
                                            Lotta sulle cime delle montagne  (38)' 

 

a r e a p a n g e a r t . incontri d'arte . camorino ti.ch

 

 

 

Jean Painlevé, (Parigi, 20 novembre 1902 Parigi, 2 luglio 1989)

 

è stato un regista francese. Figlio del matematico e uomo politico francese

 

 Laureato in medicina, partecipò attivamente al movimento d'avanguardia cinematografica dedicandosi poi alla cinematografia scientifica. Fondatore e direttore dell'Institut du cinéma scientifique, ha realizzato moltissimi documentari divulgativi, caratterizzati da notevole contrappunto fra immagini e suoni.

 

 

 

Regista, performer, autore del commento, produttore, scrittore, aiuto regista, direttore della fotografia, tecnico del suono.

 

Si lega con il gruppo dei surrealisti

 

e si interessa al cinema dal 1925.

 

Diviene è il padre fondatore del cinema

 

scientifico. Le sue opere (oltre 200)

 

rappresentano una sintesi tra la scienza

 

e la settima arte.

 

Fnda nel 1930, con il medico Claoué,

Federazione internazionale del cinema scientifico. Dal 1946 al 1956, è Presidente della Federazione francese Club film. Dal 1939 al '45

partecipa attivamente alla resistenza. È stato anche direttore della Cinémathèque Française.

 

 

 

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Arnold Fank ( Frankenthal, 6 marzo 1889 - Friburgo 28 settembre 1974 )

 

è un regista tedesco e un pioniere del cinema di montagna.

 

L'assalto sulla montagna,

 

parte 1: nella tempesta di ghiaccio

 

(in tedesco: Im Kampf mit dem Berge)

 

è un documentario muto tedesco

 

filmato nell'ottobre 1920 .

 

MUSICHE ORIGINALI Paul Hindemith

 

PRODUZIONE Berg - und Sportfilm GmbH - Universum Film, viene proiettato nelle sale solo nel 1921.

 

Il soggetto è l'ascensione di due sciatori

 

Hannes Schneider e Ilse Rohde del Lyskamm,

 

cima delle Alpi vallesane a 4'527 metri sul livello del mare.

 

Le riprese del documentario hanno preteso tre giorni per un costo di produzione di 4.000 franchi svizzeri e sono state fatte con una macchina fotografica a manovella. Il progetto era quello di creare una trilogia, ma solo la prima parte è stata girata. Un uomo e una donna impegnati nell'assalto- salita di un vertice delle Alpi vallesane. Un film muto, omaggio alla bellezza della natura come del documentario estremo, intorno allo sport della sua infanzia, lo sci.

 

Con due eccezionali protagonisti Hannes Schneider, fondatore di una scuola di sci alpino e Ilse Rohde, tra le migliori sciatrici della foresta nera.

 

 

Un caro saluto ai presenti, siamo alla nostra prima serata attorno alla esposizione Primae adumbrate, Prime ombre,

e non è un caso che abbiamo scelto tre brevi cortometraggi, ed una parte di documentario in bianco e nero, da pellicole che risalgono ai primordi del cinema, quello scientifico per Panlevé attorno agli anni '40 e le prime riprese d'alta montagna per Arnold Fank con camera a manovella in spalla negli anni '20. La scelta di visualizzare simili immagini, tramite pellicola diviene forma di citazione, ed è chiaro, ci piace sottolineare quanto voglia essere anche una riflessione sull'immagine, e sull'imaginario, sulla rappresentazione come dimensione del visibile così colmo di varianti dettati da linguaggi diversi. Chi cosa rappresenta cosa...Tra cinema, scultura ed incisione. Si creano variazioni e variabili come soste, approcci bloccati o arginati, forse risognate visione di singole opere, fermata una forma, si attiva altro, la luce per esempio, ma anche la sua ombra, il pensiero, la mimesi, l'altrove; forme accudite, foggiate da un operare come quello di Michela Torricelli, nelle sue sculture in porcellana esposte in sala, dove i volumi si risolvono sia come materie sensibili riconoscibili eppure autonomi, sia perché volumi in cerca di equilibri, in scala, pensando ad un Aisberg o a  cime di montagna, con proprie forze e dimensione, vedremo questo in parte nel documentario di Fank, ricche di dettagli entrambe le vie, di misteri che su quelle pareti queste del filmato o quelle scultoree generano, o che il tempo impone.

 

Ed è questo Il tempo impone-ripone o posa tempo.

È in simile modo che le mie pagine raccordano atmosfera ai racemi, tramite inchiostri, spesso generati da raccolte d'ossidi sul territorio, che trasformati divengono colori come linfe d'arie o di nebbie d'ogni erba, e similmente in Panlevé spesso c'è acqua o sorte di liquidi amniotici, per farci cogliere tramite microscopio forme di vita embrionali o vegetali in fondali marini.

 

Entrambe Michela e la sottoscritta, è come se vorremmo richiamarci al tessuto del tempo e della luce come incanto creaturale, colmo di strutture, ritmi, moti tra frattali e spinte di crescita esponenziale. Pensando a cosa avviene ai ghiacciai, al loro ritiro, ovunque fino in Groenlandia, dove Torricelli ci porta con i sui appunti di viaggio e la sua immaginazione tra titoli e longitudini.

 

Co avviene alla sottoscritta, che parla di tempo sospeso, e cicli di bosco e d'orto, a Km zero, nel loro farsi mappatura delle stagioni, osservando arbusti, che vanno sempre più a scomparire non solo al nostro sguardo, sentiero e paesaggio, perché spontanei, oltre i loro nomi leggendari oggi sempre meno necessari, presenze desuete e poco utili, equilibrio tra flora e fauna difeso ma poco ascoltato, diviene metafora per carenza di memoria e quindi storia. Affiancare questo viaggio è muoversi nel visivo, tramite un documento del passato, forse poetico, tra realtà e natura; è per noi, una resistenza, ci avvicina agli autori; ci sottolinea la necessità d'ascolto, per renderci partecipi al territorio come essenza esperienziale è e rimarrà il processo della vita, nel suo tran-sporre-porre -trasformare. Riconoscerlo è già bellezza, adesione alla sensibilità umana, arte tra ombre e luci, colore certo ma inscindibile al buio, al tempo .

 

Loredana Müller.