LA LUCE DELL'OMBRA

di Werner Weick documentario RSI

Filo d'oro - seconda parte

Buonasera a voi tutti temerari arrivati a dispetto di strade disastrate e neve. 

Il tema di questa serata è “La luce dell'ombra” e abbiamo il piacere di avere con noi Werner Weick con  

 il secondo documentario del ciclo che stiamo proponendo.

Ne parlerà Werner che ringrazio insieme a Daniele Ribola; sia per essere qui ad areapangeart di Camorino sia per l’impresa di essere arrivati da Aranno.

 

Stasera ha inizio la seconda parte di un ciclo di sette documentari

che presenteremo al nostro centro Culturale.

 

Mi si conceda una riflessione, che si svolge e avvolge intorno alla domanda:

 

“ L'ombra che ruolo ha nella percezione?  E nella vita ?”

 

 Sottintende domande inizialmente legate alla visione forse,  come il primo documentario ha mostrato,

certamente di seguito  si apre ad una ricerca tra nessi  e contenuti,

contenuti e significati attraverso diversi linguaggi,

quello della forma, che sfugge come le stesse leggi psicologiche o se preferite quelle che sono

legate alla dimensione dell'anima come continuo "nesso" da accogliere e decifrare.

 

Perché luce, perché ombra?

 

Se dovessimo vivere  lo spazio, inteso come luogo e tempo,

come terra  ed aria quale sarebbe il valore d'ogni elemento?

 E come  "prolungamento", sia fisico che spirituale,

quale è l'atto di misura mancante o possibile in noi?

Dimensione e valorequello della luce e dell'ombra, che si innescano fin dalla nostra primaria visione, nello sguardo presente o mancato, del vuoto e del pieno,

dell'umore come dei silenzi, del movimento e dei moti.

 Inizialmente, del corpo, del contatto, dei suoni,

dal grembo al seno al volto di nostra madre.

 

I suoi rapporti, i suoi lamenti,  le simmetrie e le auree misure,

ma anche   luogo di iridescenze,  di contro luci, di trasparenze. 

La visione  di presenze che aggettano e hanno vuoti, 

come naso, o bocca, orecchie.  Per non parlare dei suoni e dei particolari nomi...mamma...mento-mente....come forme...o formulazioni all'inizio confuse  un primario modo di accedere...

La nostra attenzione particolare ed empatica in tutti le direzioni dell'esprimibile, di conseguenza...

 

Ne parlavamo anche per avvicinarci alle opere di Ivano Facchinetti,

di cui abbiamo appena visto i lavori in sala espositiva.

 

Viviamo lo spazio tanto interiore quanto esteriore lì dove incontriamo leggi ( moti di lettura) primari,

sopra sotto, verticalità e orizzontalità. Luce e ombra in modi antitetici.

Riconosciamo armonia quando  viene rispettata armonia.Ma anche disarmonie, e squilibri sono realtà.

Buio come assenza di luce, ma anche abbagli o forme di chiarore o chiarezza come possibilità di ricerca,

lì nel pensiero, all'ombra d'ogni parola,  che in altro modo attinge alla luce.

Affrontando la materia oscura che oscura non è

...è forse materia, madre, corpo, volume, presenza, è assenza, impossibilità, caducità.

È IN NOI  prima d'ogni conoscere, appartiene alla nostra creaturalità, al corpo come dimensione

e luogo a sua volta del pre-conscio e  dell'inconscio...

La luce dell'ombra è semplicemente da accettare, è necessario volere considerare queste appartenenze, che molto semplicemente divengono categorie conscie del bene e del male,   lì diveniamo esseri che ponderano e che sono

" anime etiche" o almeno possono tentare d'esserlo.

 

La pittura intesa nel suo essere segno e gesto, traccia e orma seppur rimane bidimensionale, o divenga tridimensionale come nel caso di Facchinetti,  a volte aiuta a riscattare lo spazio non solo mentale, anche registrare un certo spazio corporeo, unitamente alla visione altra di cui necessitiamo come continua domanda su forma e contenuto, sul visibile e l'invisibile, sulle grammatiche e sulle strutture portatrici di convenzioni e possibilità comunicative.

 

Ci conduce questo muoverci espressivo all'altro come  all'altrove, al fatto diverso, all'essere diversi, alla visione come atto di diversità e conoscenza d'ognuno grazie a propri percorsi, processi, scalzanti luoghi comuni, ma anche riti, simboli e archetipi  che ci uniscono.

 

A volte, la pittura,  ricostruisce nessi: è avvicinarsi a rapporti di luce e di ombra,come fosse una finestra

con i suoi bagliori, la sua distanza, oppure entrare e poter accedere in certi meandri o problemi irrisolvibili, come  una macchia d'olio o petrolio con i suoi moti, che parlano  d'ombra...ma non ci possiamo dimenticare del meraviglioso  rapportarsi dell' interno all'esterno...dell'io-tu, come continuo atto di conoscenza, tra ragione e passione, desiderio e proiezione, luogo del  riconoscere prendere a sé il fatto esperenziale.

 

Ecco che il rapporto luce- ombra diviene fonte, luogo di lettura, effettiva, di visione ma anche di illusione e proiezione...a volte solo impossibilità colta e accadimento accettato, e comunque continua necessaria compresenza.

 

Tutte sono dimensioni possibili, espressione di possibili fonti di energia.

Dimensione della continua trasformazione...come atto vitale necessario.

...E mi taccio... giustamente lasciando ora l'approfondimento  alle immagini

generate dalla regia di Werner Weick...

 

Ricordo che lunedì prossimo "tenteremo" possibili analogie tra le opere di Ivano Facchinetti,

e  "I fiori nella pittura" in virtù della conferenza del pittore e docente, Dario Bianchi

...Il fiore reciso, colto nella sua fresca e caduca presenza, si carica di senso estetico nell’atto medesimo della sua libera traslazione rappresentativa...

...L’Arte nel produrre Bellezza e nel formulare le sue dichiarazioni a quale forma di pensiero visivo attinge?

...In parte nell’immenso catino del reale e in parte?

  e ringrazio Loredana