SINOSSI

 

Ore 19, le persone si siedono, attendono. Il teatro ha una luce centrale fievole, si intravvedono lungo le periferie, ai limiti del locale, della parte del locale adibito a palco, si intravvedono allineati dei teleri della dimensione di una soglia, di una porta, solo uno scende veramente dall'alto è decisamente più grande, quasi un tratto di strada. Un ultimo quasi quadrato con colori più tenui, rosseggiante porta delle erbe filamentose. Si colgono in modo poco chiaro degli oggetti, dei materiali ai piedi dei suddetti attori, si perché qui non ci saranno attori ma solo teleri...Si intravvedono mortai, pestelli, pietre, minerali zolle di terre e semi. Cogliamo tre postazioni, ognuna ha un leggio all'altezza di un bambino, ognuno recante un foglio di testo. E un cuscino da Yoga nero, tutto è avvolta dal buio, dal nero; sopra al cuscino, una conchiglia, un piccolo cranio un seme...un diapason...

Un tavolo non alto, in primo piano sopra allineate delle cartelle o quaderni grigi, e una mappa rossa, una più piccola azzurra. Dietro un panno nero si cogli un punto dove si muove qualcosa, una voce presenta, ringrazia e fa partire un video che abita la parte destra del palco. I colori della mia terra, un documentario del regista Werner Weick su un artista atipica in Ticino Loredana Müller. La voce è sorretta da un microfono ed una piccola luce e tutto tace e parte il DOCUMENTARIO.

Ha una sua durata 42 minuti, chiede attenzione, parla di luoghi, di raccolta, di trasformazione. Sappiamo che la serata titola, la vicenda azzardata RACCOGLIERE, RACCOGLIERSI per TRASFORMARE, un tema-titolo tipico per Loredana, che così genera e diviene artefice della programmazione di areapangeart piccolo centro culturale a Camorino di cui è anima, assieme al compagno. Il documentario è chiaro fluisce, tocca la dimensione di ritrovamento e partecipazione ad un territorio, come territorio d'anima. Dal territorio alle pozze, dagli anziani ai bambini, dalla raccolta di erbe, al frantumare pietre. Dalla raccolta in faglia all'elaborazione, macinatura in studio, dalla carta al colore, dal mosaico in pietra al taglio delle stesse. Immagini, scene che è come parlassero di ciclicità e di Regni dal vegetale al minerale, dall'umano all'animale, una coppia di ricci, dall' ecosofia al territorio, territorio mondo. Si colgono disegni a grafite, pagine incise e pittura, tanta pittura, opere dai temi ALBERO-RADICE- CIELO-TERRA-insetti-voli... si toccano cromie quelle delle terre appunto del ferro...del vie LA VIA DEL FERRO E QUELLA DELL'ACQUA, la Valle Morobbia, moti e cromie che quasi giungono all'oro. Termina il documentario, è presente il regista, si pronuncia dice due parole... non ama parlare, per quanto la voce fuori campo che ci porta durante tutto il documentario i contenuti, le visualizzazioni delle opere ...sono sostenute dalla voce di Werner Weick. Gratitudine al regista. Ora da un' altro punto parte nuovamente una voce. Ma ne frattempo si sono mossi ...hanno DANZATO i teleri...accompagnati da due parole...DANZA DEI GRAVI-GRAVI TÀ-DANZA... ora lo spazio è abitato da queste soglie di luce, di colore; hanno diverse intensità, segno segnato, che occupa con propria tensione lineare una superficie. Dalla seconda postazione una breve lettura...Il LIBERO PENSATORE ...avviene che un faretto-torcia poi dà luce ai teleri...prima uno poi l'altro...Per un momento la persona, Loredana si alza e prende in mano la conchiglia e genera una sorta di danzato -movimento...esclama qualche parola sull'asse, sulla spirale, sulla crescita esponenziale. Ora vengono recitati come dei titoli, sono i titoli delle opere, il faretto illumina il grande telero...e un piccolo raccordo viene fatto, una piccola spiegazione, poi si saltella tra i vari teleri, anche qui la voce raccorda-racconta qualcosa inerente ai passi alla luce, al bosco...Per quasi concludere, e si arriva al LIBRO LIBERO , anche qui si raccordano alcune parole e si illuminano i particolari d'insieme. NASCE DALLA CENERE. Ancora avviene un movimento verso dei semi, verso i materiali, qualcosa si aggiunge...e nuovamente si formula una domanda...quale domanda...quella del chiedersi, del raccogliersi, quasi per dire l'essere è quel tessere anima sempre...Anima e psiche entrambi arrivano dalla parola RESPIRO...spirare - RE ripetizione - soffiare di nuovo creaturalmente.

 

Si accende nuovamente la luce fievole, e piano piano diviene più intensa...e qui si termina.

Si invita a far domande...qualcuno applaude...ma domina la perplessità il silenzio.

 

Presenti diversi "materiali pittorici" per dare risposte forse visive e colme di sospensione per quel silenzio necessario al pensiero. Lore

 

 

Buonasera a tutti...Siamo in una sala quasi quadrata, un teatro. Il Teatro delle Radici. Un Teatro che ha mezzo secolo, generato da Cristina Castrillo...Che ringrazio di cuore...Una sala dipinta di nero, ma si sente il legno, i sedili per voi spettatori o fruitori sono di legno. Ma anche il pavimento-palco. Un sapore antico, ma colmo di quella poesia, che è il lavoro del teatro, degli attori, quel movimento cercato dal corpo, le loro voci, sospirate o urlate, quelle pre-parole; parole lette e originate da una regia teatrale e quindi recitate -dette-sorrette, ebbene è come se aleggiassero E SOSTANZIASSERO,

QUALCOSA CHE NO, NON POSSIAMO PERDERE.

Per Schegge sono stata invitata, sono artista visiva, e ho portato grazie a Giovanna Banfi dei miei teleri, di buona dimensione. Porto e riparto con questo lavoro perché nasce a ridosso di una rara e significativa situazione che nacque grazie anche a Werner Weick , regista indipendente, lui; che ha generato per la Televisione della Svizzera Italiano oltre 200 documentari, e gli son grata. In modo particolare anche per la serie o collana denominata il Filo D'Oro, che ha generato e saputo volere e condurre per anni. Raccontando e filmando in modo maestrale, persone e personaggi della cultura, dalle religioni, alle arti, dalla filosofia alla mistica; da scienziati a ricercatori della psiche, dai pittori o pittrici ai danzatori o danzatrici. PERSONE anche semplici, che tessono e risuonano della loro storia. Werner ha saputo reagire negli anni ottanta con questa sua nuova visione nei confronti del lavoro dei mas-media, dei giornalisti, delle aziende dell'informazione... che spesso cavalcano notizie e solo una parte unta di mondo. È in sala, abbiamo il piacere di averlo presente il regista Werner Weick ...

Grazie a una esposizione nata non molto lontana da qua, alla Biblioteca Cantonale di Lugano, attorno ai miei Leporelli liberi... Terre, parole e libri d'artista; gli chiesi se data la nostra frequentazione al piccolo centro culturale, che animo con il mio compagno Gabriele, areapangeart. In grazia all' amicizia nata, se avesse voluto presentarmi o dire due parole lui. Mi rispose che lui non ama le parole, e che volontieri avrebbe svolto una brevissima ripresa per dare un senso o un la all'esposizione. Che già, lo aveva pensato...Avvenne che il progetto si amplificò e andò oltre l'occasione della Biblioteca, per quanto un poco è raccontata. Nasce Il documentario che ora andremo a vedere "I colori della mia terra" Il periodo di lavorazione è stato durante la Pandemia. La prima proiezione pubblica non avvenne, fu la televisione che per il programma PORTrArT lo mise in onda una domenica mattina alle 9.00. era l'11 aprile del 2021. Una rara e magica avventura ed è questa che vorrei proporvi...per poi raccordarla con i lavori che intravvedete attorno e a seguire i propositi che danno il titolo alla serata RACCOGLIERE, RACCOGLIERSI PER TRASFORMARE. Non mie ero mai vista camminare, o saltellare nei boschi e a Km 0 o quasi...a raccogliere e trasportare. Quei COLORI/LUCE che mi abitano...

 

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L'intellettuale è colui che dell'universalità ha fatto una specializzazione, ha fatto università, cioè accademia, professione , gergo e teoria. Il libero Pensatore è invece colui o colei che abbraccia con il pensiero la vita e tende ad una visione del mondo. Il pensatore vuole inteligere il mondo e non si arresta davanti alle soglie. Diviene arte del vivere come durata, vi si addentra da artista, da vivente, nella sua solitudine fuori da ogni istituzione. E lancia sguardi sul mondo attuale, considera l'epoca presente e compara le civiltà. I pensatori divengono clandestini; pensatori a volte impersonali, cioè non portatori di una visione singolare e originale, ma di un sapere originario, metafisico. Per comprendere la vita, il mondo e la condizione umana il pensatore intreccia saperi ed esperienze, non resta irretito in un sistema e in un lessico. Il rapporto tra la realtà e la verità, tra la parola e il silenzio si fa in lui più intenso, diretto, assoluto senza interferenze, senza linguaggi astrusi, puro nell'impurità di un pensiero vivente. Direbbe Paul Klee. Oggi il nuovo si addice ai modelli della tecnologia che seppelliscono i precedenti: nuovo può essere un telefonino, un Tablet, un applicazione del computer, l'intelligenza artificiale, forse. Ma in questi "strumenti" un pensiero nuovo è inconcepibile, odora di già visto...E tutto appare già provato e consumato...Oggi il pensiero se non comporta un applicazione...esiste? Può esserci un emozione, un evento, che si muove solo nei suoi binari di inutile? "L'arte è magia liberata dalla menzogna di dire verità" , direbbe Adorno, oppure "Chi non sogna ha l'alibi della realtà" ...certo sottraendo quel tempo esperienziale nudo, di cui parlavamo prima...Ogni vero pensiero non è solo ripetizione rituale, è forma di preghiera senza esserlo; non è ripetizione meccanica o riflesso automatico...Ma è novità perché rielaborazione critica, originalità alla ricerca dell'origine. Pensare il nuovo non é pensare ciò che non esiste, creare dal nulla, abitare l'utopia. Ma significa disporsi alla nascita, al rinnovamento, sapendo che ogni aurora comporta un tramonto, ed il nuovo mattino rinnoverà un giorno che sorge e poi tramonta, compiendo il suo ciclo ...si rinnova. Rinascere-riconascere e riconoscere e così è sempre stata la storia del mondo e così sarà la storia dell'uomo che fa dell'arte il necessario respiro d'ogni pensiero.

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L'UNA E L'ALTRA

 

È il grande telero ha 108 momenti, e nasce come ricorda il documentario con un gioco con Giulia Napoleone, artista significativa ha 90 anni ed è tra le prime artiste in Italia che nel '900 è presente nel dibattito attorno all'astrazione, al senso del segno, ad una sua autonomia. Il gioco consisteva nel lanciarci a distanza delle parole, in realtà era lei la prima a lanciare una parola, a cui io rispondevo, in modo sempre diverso...Chiaramente ci si era messi d'accordo di lavorare su un quadrato di cm 21x21 e una volta scelto l'una o l'atra la tecnica; quella doveva essere applicata a tutto il gioco. Sono 25 sue e 25 mie le parole. La particolarità è che se Giulia è partita con un suo modo oramai storicizzato, scegliendo la tecnica a pastello...Io ho avuto più partenze, ero un poco sofferente, dovevo capire come non cadere... perché conoscendo bene Giulia, sapevo che se parlava di angolo o vertice per esempio, svolgeva una geometria... E mi dovetti costruire un metodo nuovo ... partendo da un fattore sonoro; inventando un mio codice di lettura per le parole, dove assegnavo il valore del colore creando riferimenti non al significato ma alla vibrazione del suono all'interno della parola. Non era facile, tanto è vero che spesso ho svolto due momenti e a volte tre...Ecco perché invece di 50 sono 108 le mie predelle...Ho pensato di attribuire ai suoni aperti e acuti i colori caldi, ai suoni bassi e gravi colori freddi, il colore vive di relazione e di conseguenza entra in una possibile verità... ma molto aperta. Ho pensato di lavorare anche attorno alle consonanti e alle vocali avvicinandole rispettivamente al buio e alla luce o meglio allo scuro e al chiaro. Nuovamente un criterio aperto...Ma così facendo sono potuta partire nell'ascolto e sull' onda come in-tesa-tensione... e davvero mi ha portato e reso un lavorio colmo di un tessere animato, che non ho più lasciato. Qualcosa che si avvicinava alla musica, ancora di più alla variazione musicale...Se fate caso ho anche volutamente inserito dei segni quasi come dei pentagrammi...a loro volta hanno un loro senso che è destabilizzare i contrasti o il fatto timbrico del colore.

 

PASSI NEL BOSCO A COGLIERE LUCE I TELERI

 

Qui mi piaceva rievocare la mistica Ildegarda di Bingen, degli anni 1100. Nel leggerla, eleggerla e studiarla, coglievo la sua incredibile duttilità quale astronoma, medico, pittrice e musicista, Sempre con quelle tensioni spirituali. Conosceva le erbe , la filosofia. Aveva già collocato nel cerchio iscritto nel quadrato ( cielo e terra) l'uomo, prima del Vitruvio di Leonardo da Vinci. Questi teleri, che di formato abbraccino delle soglie, volutamente, sono nati attorno alla metà di un quadrato; al mio muovere passi, e a quel appoggio dei piedi sui sentieri; quel sentire sentiero, altro tema che abbraccio spesso. Qui erano le uscite in natura che sempre mi dono la mattina , e vado a perdermi e a coglier luce, nel bosco. Chiaramente nell'arco dell'anno, con momenti determinati dal tempo, dalla luce della stagione, piuttosto che dal tempo atmosferico della stessa giornata. È una volontà d'ascoltare l'energia che attraversa il corpo, quel momento prolungato del passeggiare ...pensando poi a Albert Einstein e ad Leopold Infeld attorno all' Evoluzione della Fisica, a quel loro carteggio che parla proprio che ogni passo è superamento di caduta...E pensando a Henri Bergson all'Evoluzione creatrice o a Materia e memoria...Mi sono costruita di seguito dei pastelli grassi, tramite terre e ossidi raccolti; ed impasti ad olio di lino, resina e cera d'api. Usando pezzi di canna dell'acqua e generandomi piccoli coni ...E il lavoro è stato eseguito su scampoli di buona dimensione di Blue Jeans, donatomi da Josef Weiss. Belle pezze di un blu non proprio di Genova...tirato dalla sottoscritta a colla vinilica da un lato e caseina dall'altro...Poi piccoli legnetti di fortuna ...listelli per appenderli all'orientale...Faccenda che ora fa parte del mio non montare su telaio le tele...intelaiandole. I colori, le cromie, chiaramente sono dedotte con una serie di costatazioni corporee e vicende di percorso...tra tessuti arborei, terreni, albe, o prime nevi...momenti legati all'arco d'ogni giornata. E quel cogliere luce vuol essere certo metafora di fatto tra meditazione e atto spirituale del passeggiare lento, nella sua pregnanza determinata da tensione e ascolto.

 

TELERO ATTORNO A LEONARDO DA VINCI

 

Erbario, generato con carta povera e stampato con inchiostri a cenere e fuliggine, osservando un metodo che usava già Leonardo da Vinci oggi reso nell'incisione con la cera molle...Ma nel mio caso è elaborazione con falsi inchiostri o inchiostri auto generatomi, su matrici di metallo povero, riqualificate a segno punta secca...la particolarità é l'inchiostro a melagrana centrale, che è cerchio senza l'essere un mano di Vitruvio...esso disegnato nelle fattezze del suo scheletro d'uomo o donna che sia, è tra le erbe, come esile erba o tra il fumo o dimensione atmosferica che ci unisce al

 

 

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DANZA DEI GRAVI

 

GRAVITÀ

 

CUORE

RITMO

LUCE

RESPIRO

ANIMA-PSICHE

CALORE

 

SENSI

UDITO - TATTO - OLFATTO - GUSTO - VISTA

 

DANZA

 

EQUILIBRIO - MOVIMENTO

 

 

ESPERIENZA MEMORIA

 

ESPRESSIONE

 

VOCE

LUCE

 

COLORE

 

TIMBRO

OMBRA

ORMA

 

FORMA

PAROLA

LOGOS

 

POESIA

IMMAGINE

MAGIA

 

SÈ - ALTR DA SÈ

 

ALTRO

OLTRE

 

MUSICA

PITTURA

RECITAZIONE

DANZA

 

SCIOGLIMENTO

SVOLGIMENTO

PROCESSI

 

SEME SUONO

 

SOGNO