PAOLO DI CAPUA e  ANTONIO TABET dialogano con Rosa Pierno

                                             a cura di Loredana Müller

 

 

PAOLO DI CAPUA e  ANTONIO TABET dialogano con Rosa Pierno

                                             a cura di Loredana Müller

Sono passati due mesi dall'inaugurazione "Nero e Bianco". Abbiamo perseguito in questi sessanta giorni di apertura della mostra, come da programma, le serate culturali che spero vi abbiano arricchito come hanno arricchito la sottoscritta. Il dialogo allo spazio espositivo, spazio abitato dalle sculture e dai bassorilievi di entrambi gli artisti, come dalla musica di Daniele Christen, si é sostanziato attraverso gli incontri che andiamo a concludere questa sera.

 

Gli artisti Paolo Di Capua e Antonio Tabet parleranno delle loro poetiche assieme al critico d'arte Rosa Pierno, la quale attraverso oculate domande cercherà di farci sentire direttamente dalle loro voci quali relazioni essi intrattengono con i materiali e come nasce la loro dimensione scultorea e poetica.  Naturalmente, i due artisti sono accomunati dal medesimo materiale ed é per questo particolarmente interessante seguirli nelle dinamiche che li portano a produrre opere profondamente diverse. Sarà, pertanto significativo comprendere  come raggiungono i loro esiti, tra tagli e incastri in Tabet, e intagli e incolli in Di Capua, e quale processo li porta a produrre il loro codice segnico, il quale vive anche di  serialità, altro elemento che li accomuna.

 

Ringrazio innanzitutto i due artisti  e tutti coloro che hanno fruito con grande attenzione delle nostre proposte e vi invito alla prossima esposizione che consisterà in un omaggio a Guido Strazza "Archi e ali", pagine dedicate alla calcografia e al disegno che verrà inaugurata il 29 aprile. Ancora un grazie a tutti e cedo la parola a Rosa Pierno che introdurrà i due artisti.

Loredana Müller

 

 

Finissage mostra di Paolo Di Capua e Antonio Tabet: 15 aprile 2019

 

 

 

 

 

Vi introduco, riprendendo i punti principali della presentazione, e poi vi rivolgo le domande, o comunque degli spunti per la conversazione, secondo un ordine sparso, coerentemente con lo sviluppo del discorso.

 

 

 

Domande per Paolo Di Capua:

 

 

 

1) L’uso del legno come principale materiale espressivo. Ci parli dei motivi della sua scelta? Che  cosa ti consente questo materiale?

 

 

 

2) Che cosa comporta, da un punto di vista delle motivazioni e del risultato finale, la fusione in bronzo o in alluminio dalla matrice lignea?

 

 

 

3) Passi con grande libertà espressiva dalle forme geometriche a quelle non-geometriche, anche all’interno di una medesima opera. Quest’oscillazione che cosa vuole andare a saggiare? Perché è importante per te la loro compresenza?

 

 

 

4) Anche il passaggio della scala è importante; è infatti da sottolineare che tu ti muovi dalla piccola scala a una scala installativa architettonica. Esiste una difficoltà per te nel passaggio da una all’altra di queste scale?

 

 

 

5) Ci parli di alcune tue installazioni architettoniche?

 

 

 

6) I tuoi riferimenti, forse uno dei più visibili ed esplicitati è quello a Paul Klee, ma ci parli anche degli altri tuoi riferimenti?

 

 

 

7) Le pietre sono presenti nel tuo lavoro, spesso come elementi che divelgono l’attenzione su un piano maggiormente spirituale, vero?

 

 

 

8) Tu hai una grande esperienza del pensiero orientale, credi che esso influenzi la tua opera?

 

 

 

Domande per  Antonio Tabet

 

 

 

1) La tua presenza nel campo dell’arte è diversificata e inizia già negli anni ‘70 con la tua partecipazione al movimento optical di matrice costruttivista, se possiamo effettuare questa liason. Tu, d’altronde sei sempre stato una amante delle strutture e dunque del movimento di De Stijl, vero?

 

 

 

2) La razionalità, la passione per la razionalità è un elemento che ti contraddistingue, ma tu ami anche il gioco e la contraddizione. Questi elementi interagiscono nelle tue opere, ce lo confermi? Ci ricordiamo di alcune tue opere che presentano frasi ironiche su uno specchio.

 

 

 

3) I titoli che hai dato alle tue attuali opere espongono questo ulteriore livello ironico, giocoso, e le opere sembrano addirittura essere prese in contropiede: alcune che ci appaiono drammatiche per il nero e per la forma serrata, si aprono al libero gioco dell’inventiva.

 

 

 

4) La rottura della continuità è un versante della tua attuale ricerca, per cui rompi lo sviluppo del solido ottenuto dalla rotazione di un elemento e generi una forma in trasformazione, che ha appunto esiti imprevisti. Ci parli di questo affascinante aspetto?

 

 

 

5) Anche l’ombra è un elemento ambiguo e avvolgente, altrettanto importante nelle tue composizioni, e richiede la giusta valorizzazione quando si dispone una tua opera nello spazio.

 

 

 

6) In mostra c’è un’opera in granito, splendida, che meriterebbe una scala monumentale. Ci stai pensando?

 

 

 

7) C’è attualmente una mostra alle Scuderie del Quirinale per i 500 anni di Leonardo, le sue macchine espongono meccanismi che ricordano i tuoi, anche il colore del precompresso le ricorda, ma lì siamo sul versante delle macchine e con te sul versante artistico. La ricerca sul materiale, sulla forma, sulla sua relazione con lo spazio sbaragliano l’iniziale equiparazione.

 

 

 

8) Lo diciamo subito, vi è una grande curiosità, ma proprio quella dell’intelletto, di fronte alle tue opere. Consapevoli che esiste un metodo di composizione che consente agli elementi che tu stesso profili manualmente di essere aggregati, vorremmo conoscerlo, ce ne parli? Ce ne mostri uno?